Trastevere, Cinema America nel degrado, cade una vetrina. Sos dei residenti: «Salvatelo»

Trastevere, Cinema America nel degrado, cade una vetrina. Sos dei residenti: «Salvatelo»
di Marco Pasqua
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Martedì 4 Febbraio 2020, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 14:07

Il Cinema America cade a pezzi, letteralmente. Domenica, infatti, è crollata una vetrina ornamentale della struttura di via Natale del Grande, nel cuore di Trastevere. L'area è stata recintata dai vigili e il marciapiede non è percorribile. L'immobile, una monosala da 700 posti, progettata dall'architetto Angelo Di Castro, ha iniziato le proiezioni nel 1953 per poi chiudere le porte al pubblico nel 1999. Dopo lo stop, la sala è stata acquistata dalla Progetto Uno, che puntava a trasformare lo stabile in appartamenti e parcheggi. Un piano contestato da quelli che diventeranno i ragazzi del cinema America, dal 2012 al 2014. Proiezioni, incontri, da Verdone a Sorrentino, tantissimi del mondo del cinema si sono attivati per salvare questa struttura. Nel 2014 si chiude la protesta dei ragazzi dell'America, con lo sgombero della sala, che viene restituita alla proprietà. Inoltre, il cinema finisce sotto la tutela del Ministro Franceschini. Da allora, però, la proprietà sembra aver abbandonato l'immobile al degrado e di riapertura non si parla più da tempo. I residenti segnalano, tra le altre cose, che la pensilina è pericolante: «Si intervenga per salvarlo». «Vista la tutela architettonica hanno sottolineato i ragazzi dell'America - la proprietà dovrebbe prendersi cura dell'immobile, salvaguardandolo da abbandono e degrado, ma questo non avviene e commercianti e residenti vivono una strada senza più dignità».

Cinema America, la Cassazione: «Aggressione grave ai ragazzi perché antifascisti»

 

 

LA CASSAZIONE
«Un'aggressione grave e violenta» contro persone pacifiche, non organizzate e non riunite a manifestare, motivata dall'appartenenza delle vittime a un'ampia area culturale, sociale e ideale «contraria al regime fascista»: in quel momento risultava adeguata la misura cautelare degli arresti domiciliari, poi sostituita con l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, motivata dal pericolo di recidiva e avvalorata dalla personalità dell'indagato. Lo scrive Cassazione nella motivazioni della sentenza con cui lo scorso 8 gennaio ha respinto, dichiarandolo inammissibile, il ricorso contro le misure cautelari di Marco Ciurleo, indagato, assieme ad altri, per violenza privata e lesioni gravi per l'aggressione del giugno scorso a Roma a due ragazzi che indossavano la maglietta del Cinema America, considerato un simbolo antifascista. Il riesame aveva confermato l'ordinanza rilevando il pericolo di recidiva, avvalorato dalla personalità dell'indagato, che ha un precedente estinto con la messa alla prova e un altro procedimento in corso. La difesa del giovane ha contestato la gravità delle condotte e lo stabile inserimento in movimenti di 'destra radicalè. Per la Cassazione, che cita ampi stralci dell'ordinanza, il riesame tiene conto «delle modalità della condotta: un'aggressione grave e violenta, commessa di notte, 'in brancò, motivata dalla 'ritenuta apparenza delle vittime ad un'area ideologica oppostà a quella nella quale si riconoscevano gli aggressori», e ciò solo perché il ventenne che a denunciato la frattura del naso «indossava una maglietta con il logo de Cinema America». La Corte rileva che la mancata prova, come contestato dalla difesa, di «un ruolo in una determinata organizzazione di rilevanza nazionale non esclude che un soggetto per ragioni di 'comune sentirè possa porsi di fatto al servizio di movimenti violenti e antidemocratici, di cui condivide idee, scopi e metodi». Quanto alla personalità dell'indagato, la Cassazione ricorda che, pur in assenza di precedenti penali in senso stretto, «il giudice può trarre elementi di valutazione anche dai reati estinti in quanto condotte materialmente tenute».

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