Roma, via Alcide De Gasperi invasa dai topi: «Impossibile passarci»

Roma, via Alcide De Gasperi invasa dai topi: «Impossibile passarci»
di Giuseppe Scarpa
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Venerdì 6 Marzo 2020, 17:16 - Ultimo aggiornamento: 18:06

«Coronavirus? Ma qui noi ce pijamo er colera». Allarga le braccia una signora mentre i topi le tagliano la strada, si tuffano dentro i cassonetti, ed escono poco dopo pacifici e satolli. Di fronte ai terrazzi dell'appartamento che fu di Alcide De Gasperi, nell'omonima via al civico 21, a cento metri dal colonnato del Bernini, i roditori squittiscono festanti e banchettano indisturbati. Da padroni incontrastati della strada, quali sono hanno costruito le loro case davanti ai contenitori della mondezza. È la loro grande fonte di sostentamento. Una sorta di all you can eat aperto 24 ore su 24 e anche ben rifornito, visto che dall'altra parte della via ci sono una sfilza di ristoranti e pizzerie.

LA SITUAZIONE
Da sottolineare poi che i cassoni dei rifiuti sono rotti. Delle cassette di frutta sono state piazzate nel portellone per tenere l'apertura spalancata. Altrimenti resterebbe chiusa, visto che i pedali dei cassonetti sono quasi tutti fuori uso. E perciò molti residenti, in una guerra a chi si adatta meglio, hanno dovuto adeguarsi. Anche perché il Comune è latitante. Così, chi abita in zona, per evitare incontri ravvicinati lancia il sacchetto. Come se il bidone dell'immondizia fosse una sorta di canestro: «Tirano l'umido», e poi scappano via spaventati. Il rumore della busta che si schianta è per i roditori la campanella della ricreazione. Sbucano famelici con le loro teste dai buchi scavati sottoterra o dalle caditoie, poi si arrampicano sul bidone e con due balzi, a capofitto, si lanciano in mezzo alle buste per sbranare gli avanzi. Annusano, frugano, rompono i sacchetti e selezionano il cibo. Attorno agli ingressi delle loro case abbondano i gusci di cozze e vongole. Ciò che resta dei frutti di mare è evidentemente la loro pietanza preferita.
 


LE TANE
I piccoli roditori, insomma, si sono ben adattati. Le loro tane se le sono costruite proprio ai piedi dei contenitori dei rifiuti, in due quadratini di terra dove sono piantati due alberelli. Qui il terreno è disseminato di buchi, ad osservarlo dall'alto sembra una gruviera. Qualcuno, maldestramente, ha cercato di coprire l'ingresso con una lastra di ferro come se fosse un argine invalicabile. Ma i topi hanno aggirato il problema aprendosi un'altra uscita, oppure schiacciandosi completamente per riuscire, ugualmente, a passare. Di nemici veri, in pratica, non ne hanno. Visto che una derattizzazione efficace, spiegano i residenti del quartiere, non è mai stata fatta. Quindi è stata la stessa natura ad offrire la soluzione. I gabbiani piombano in picchiata dal cielo, come se fossero dei falchi, e uccidono i topi. Attirando così altri gabbiani che, per dividersi le carcasse, litigano e garriscono. Insomma un altro spettacolo macabro.

Ma è pur sempre uno show e va in scena in uno scorcio bellissimo della Capitale, tra via Alcide De Gasperi e via delle Fornaci, con vista sul Cupolone. Tant'è che i turisti, che imboccano quelle vie, per infilarsi nel sottopassaggio che porta a piazza San Pietro, delle volte si fermano e filmano la scena. Gli altri urlano the rats e fuggono terrorizzati. I residenti, invece, non ne possono più. La signora lancia il sacchetto e fugge: «Se mi mordono il colera lo prendo davvero».
 
 

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