Roma, «Tmb Salario, allarme in ritardo». Tre indagati per incendio colposo

Roma, «Tmb Salario, allarme in ritardo». Tre indagati per incendio colposo
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Martedì 7 Maggio 2019, 09:53

Qualcuno ha appiccato il fuoco. E qualcun altro non ha dato l’allarme in tempo, per trascuratezza, mentre i sistemi di videosorveglianza e di allarme erano fuori uso o, peggio ancora, disattivato, senza che nessuno se ne accorgesse. Viaggia su due binari l’inchiesta sul rogo che a dicembre ha bruciato il tmb di via Salaria. Se per il dolo ipotizzato dai pm non ci sono ancora riscontri, a breve potrebbero arrivare i primi risultati sulle omissioni. La procura ha iscritto il nome di tre persone sul registro degli indagati: quello dei due addetti al servizio di vigilanza di turno e quello del responsabile della sicurezza dell’impianto. Per loro si procede per incendio colposo.
 
Nel mirino dei pm, in particolare, il vigilantes addetto al controllo interno al momento del rogo, divampato nella notte tra il 10 e l’11 dicembre. L’uomo, inspiegabilmente, non si è prodigato a dare subito l’allarme. Quando sono arrivati i vigili del fuoco le fiamme avevano già invaso una grossa area ed erano quasi indomabili. Per il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, a concorrere nei ritardi, però, ci potrebbe essere chi avrebbe dovuto garantire la funzionalità degli impianti di sicurezza, da mesi al vaglio di consulenti tecnici. Dai primi accertamenti è risultato che il sistema di videosorveglianza dell’impianto di trattamento meccanico biologico era spento da almeno tre giorni prima dell’incendio. Mentre nel tmb di Rocca Cencia, coinvolto in un altro incendio scoppiato il 24 marzo, le telecamere non sono state proprio trovate: non c’erano. Eppure, dopo il rogo divampato in via Salaria 981 era nell’aria il rischio che potesse accadere qualcosa di simile nel Tmb gemello alla periferia est della città. Come poi si è verificato. Anche in questo caso la procura ha aperto un’indagine per incendio doloso, al momento contro ignoti. Gli investigatori del Noe, però, - messi al lavoro anche dai pm Carlo Villani e Lugia Spinelli, titolari dei fascicoli assieme all’aggiunto D’Elia - non escludono l’ipotesi del sabotaggio, la stessa che al momento sembra prevalere sulle cause del rogo di via Salaria, dove le telecamere, pur non essendo rotte, sono state spente. E il sospetto è che qualcuno possa averle disattivate al fine di evitare che venissero immortalati gli autori dell’incendio. 
 
Gli inquirenti seguono anche la pista di una mano interna, avvalorata dal fatto che nessuno aveva segnalato ai vertici di Ama il non funzionamento del sistema di videosorveglianza. Un elemento sottolineato anche nella relazione depositata il 29 dicembre 2018 dal presidente del Collegio sindacale dell’azienda, Mauro Lonardo. «La vicenda inerente l’incendio del Tmb Salario - aveva riportato - sulla base degli elementi a disposizione dell’organo di controllo, evidenzia (a giudizio del Collegio) un non adeguato presidio della funzione aziendale». Situazione analoga nel Tmb di Rocca Cencia. Anche se era stata incrementata la vigilanza nel weekend, ricorrendo alla collaborazione dell’associazione dei carabinieri in congedo, l’impianto è rimasto sprovvisto di telecamere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA