«Una manifestazione pacifica che abbiamo organizzato per rappresentare il nostro malessere rispetto alla sostanziale sospensione delle attività giudiziali nell’attuale fase 2 dell’emergenza pandemica. Abbiamo condiviso e sostenuto, nella fase 1, un sacrificio che era giusto, a tutela del diritto alla salute e alla vita. Ma la nostra voce non è stata ascoltata al momento del passaggio alla seconda fase». La rabbia degli avvocati è data dai tanti provvedimenti presi«in uno stato di totale incertezza che travolge i diritti dei nostri assistiti, l’esercizio dei nostri doveri e funzioni e lo svolgimento delle nostre attività economiche». «Abbiamo aderito a questa iniziativa - spiega Agnese Lauretti, promotrice del flash mob insieme ai colleghi Valter Cara e Monica Rossi - perché l’ordinario corso della giustizia ancora non è ripreso. Non si può continuare a lavorare con il regime adottato durante il lockdown. Questa è stata un’iniziativa trasversale, partita dal basso. La scelta dell’Inno d’Italia è perché ci rappresenta, mentre poggiare i codici rappresenta la sospensione della giustizia. Questa iniziativa l’abbiamo estesa ai nostri colleghi e con un tam tam tra di noi ha avuto una buona risposta nonostante sia stata organizzata con un paio di giorni».
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