Covid nel Lazio, niente test dopo il ritorno dalla Sardegna: «Così risalgono i contagi»

Covid nel Lazio, niente test dopo il ritorno dalla Sardegna: «Così risalgono i contagi»
di Lorenzo De Cicco
4 Minuti di Lettura
Martedì 8 Settembre 2020, 07:39 - Ultimo aggiornamento: 09:45

Quasi ventimila vacanzieri di ritorno dalle spiagge della Gallura e dal resto della Sardegna, una volta messo piede a Roma, hanno schivato il tampone Covid. Un viaggiatore su 5, secondo i calcoli dell'Uscar, l'unità speciale dei controlli della Regione Lazio, non si è mai sottoposto all'esame per sapere se è positivo al Covid-19 oppure no. Chi rientrava dalla Costa Smeralda non aveva obblighi, a differenza dei passeggeri di ritorno da Grecia, Spagna, Malta e Croazia. Ma il test era fortemente raccomandato, dato che si tratta di una zona dove si è verificata un'«esplosione virale senza precedenti, per le ricadute nel Lazio», parole dell'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato. Non tutti però hanno accettato l'esame una volta sbarcati, al porto di Civitavecchia o negli scali di Fiumicino e Ciampino. Né si sono messi in coda in uno dei 20 drive-in sanitari allestiti dalla Regione proprio per assistere chi tornava dalla Sardegna e dai paesi a rischio.

Speranza: «Discoteche e stadi restano chiusi». Norme anti-Covid fino al 7 ottobre

«Dalle nostre stime, un viaggiatore su 5 di ritorno dalla Sardegna non ha mai effettuato il tampone per il Covid», spiega Pier Luigi Bartoletti, il responsabile dell'Uscar (Unità Speciale di Continuità Assistenziale Regionale). «Sono comportamenti pericolosi - aggiunge Bartoletti - perché parliamo di persone che andranno in ufficio, accompagneranno i figli a scuola, o magari si tratta di ragazzi che dopo la vacanza sono tornati in famiglia, esponendo i parenti al rischio del contagio».
DALLE NAVI
Al porto di Civitavecchia, solo un passeggero su 3 si è sottoposto immediatamente al tampone, nella postazione allestita dalla Asl Roma 4 poco distante dalla zona di attracco delle navi. «Su circa 60mila viaggiatori sbarcati - racconta la dirigente della Asl, Simona Ursino - abbiamo effettuato gli esami a 20mila persone». Tutti gli altri? O sono andati nei drive-in sanitari. Oppure non hanno fatto nulla. Tra Fiumicino e Ciampino, sono atterrate dalla Sardegna altre 30mila persone. Altri hanno raggiunto Roma con mezzi privati, circa il 2% del totale, secondo un rapporto del Seresmi, il Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive.

Covid a Roma, rischio seconda ondata: via alle assunzioni di medici e infermieri

LE GIUSTIFICAZIONI
«Quasi ventimila persone, di fatto, sono andate a casa senza controlli - calcola Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma - Un rischio, dato che la percentuale di positività al Covid, fra chi è rientrato dalla Costa Smeralda, è più alta rispetto alla media regionale e nazionale. Quindi il pericolo è che il contagio, specie tra persone asintomatiche, possa essersi moltiplicato ulteriormente. Ora sarà fondamentale il contact tracing delle Asl». Perché molti non hanno accettato il tampone, pur essendo gratuito? «C'è chi non ha avuto voglia di aspettare ai drive-in, dove soprattutto durante il picco del contro-esodo, si sono registrate code piuttosto lunghe. Altri temevano la quarantena, che avrebbe potuto danneggiare il lavoro - conclude il presidente dell'Ordine dei medici - Ma questi atteggiamenti irresponsabili potrebbero pregiudicare i comportamenti corretti di tanti».

Covid, bimba di 7 mesi positiva al test: rintracciata la famiglia a Cosenza e messa in quarantena

PRELIEVO GRATIS
Ascoltando le voci di chi lavora nei drive-in, ci si imbatte anche in storie di segno opposto. Finti vacanzieri che si mettono in coda per avere il tampone gratis (in laboratorio il test sierologico costa fino a 90 euro). «Capita, qualche decina di persone ogni giorno - racconta Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della Asl Roma 1 - Scopriamo che in realtà non vengono dai paesi a rischio o dalla Sardegna, né hanno avuto contatti con positivi o sospetti. E non hanno nemmeno sintomi. Cerchiamo sempre di valutare caso per caso, la prudenza in questi casi non è mai troppa. Ma se non c'è davvero ragione di effettuare il test, li rimandiamo a casa, anche per non intasare i laboratori». Da agosto sono stati realizzati oltre 200mila tamponi.
 

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA