Termovalorizzatore, il sindaco di Torino, Lo Russo: «Cambierà il volto di Roma»

«Anche qui c’era chi si opponeva ma ora i cittadini ringraziano. «A 10 anni dall’avvio i dati mostrano che l’ambiente ne ha beneficiato»

Termovalorizzatore, il sindaco di Torino Lo Russo: «Cambierà il volto di Roma»
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 11 Maggio 2022, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 13:13

Centoventimila api. Sono quelle che dalla settimana scorsa vivono attorno al termovalorizzatore di Torino. Due arnie che, analizzandone comportamento e salute, permetteranno il monitoraggio della qualità dell’aria e di diverse matrici ambientali. Delle sentinelle in pratica che però, dati alla mano, sono destinate a una vita felice. Nei pressi del termovalorizzatore di Gerbido infatti, «l’aria è più pulita rispetto al centro città». Parola del sindaco Stefano Lo Russo che, quindi, forte dell’esperienza torinese, consiglia al collega Roberto Gualtieri di non pensare alle polemiche «strumentali» di chi si oppone all’impianto da 600 mila tonnellate annunciato per Roma. «Roberto tiri dritto. Cambierà il volto della città e i romani lo ringrazieranno». 

Sindaco Stefano Lo Russo il termovalorizzatore di Torino è appena entrato nel suo decimo anno di vita. Facciamo un bilancio?

«È sicuramente positivo sia da cittadino che da Primo cittadino.

Ma lo è soprattutto per l’ambiente, e i dati dell’Arpa lo dimostrano, e per i 2,7 Megawatt-ora di energia elettrica recuperata in questi anni e immessi nella rete cittadina».

Di che dati parla? A Roma i cittadini si chiedono se l’impatto ambientale li penalizzerà.

«Abbiano fiducia nella scienza. Ne segnalo uno su tutti: nell’ultimo anno il biossido d’azoto, una delle particelle da tenere d’occhio quando si parla di incenerimento, nei pressi dell’impianto è stata di 27 microgrammi al metro cubo. Alla Consolata, vicino al centro città, è di 43». 

Il M5s ha appena lanciato una raccolta firme per bloccare l’impianto romano. Lei era in consiglio comunale quando si decise per l’impianto di Gerbido, e anche in quell’occasione non mancarono manifestazioni, cortei e tentativi di bloccare tutto. Come si fa a superare l’impasse?

«Quella fu un’esperienza, davvero. Ma con le giunte di centrosinistra siamo riusciti a imprimere un cambio epocale perché a Basse di Stura avevamo la più grande discarica d’Europa. Grazie al progetto del termovalorizzatore siamo riusciti a chiuderla e ora puntiamo a riqualificare l’area. Parlando di come fare è semplice: il problema si affronta sulla base dei dati scientifici. Questi dimostrano come un impianto di termovalorizzazione sia una soluzione efficace in termini ambientali perché non solo consente di controllare le emissioni ma anche di avere una filiera di recupero dei rifiuti. E soprattutto non bisogna commettere l’errore di metterlo in contrapposizione con la differenziata, perché non c’entra nulla». 

Proprio questa della differenziata è la principale opposizione mossa da chi si batte per il “no”. La tesi è che il termovalorizzatore di fatto la disincentiverebbe. Lei cosa ne pensa?

«È assolutamente falso. Da quando abbiamo il nostro impianto Torino è cresciuta nella percentuale di raccolta differenziata effettuata. Ma ribadisco mettere a paragone la differenziata con il termovalorizzatore è un errore grossolano che confonde smaltimento e raccolta. Un conto è come viene gestito il rifiuto a monte, nella fase di ritiro, un conto è la gestione finale del rifiuto indifferenziato. L’unica vera domanda che reggerebbe infatti è: volete che i vostri rifiuti finiscano in una discarica o in un termovalorizzatore? È questo il paragone da fare. Poi che si scelga l’uno o l’altro il sistema di raccolta e il potenziamento della differenziata è parallelo. La polemica di chi sostiene che un impianto di termovalorizzazione non sia parte dell’economia circolare è strumentale e falsa scientificamente perché serve a distruggere un rifiuto che non è differenziato». 

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A dieci anni di distanza dall’inaugurazione i cittadini torinesi si sono ricreduti?

«Per forza. Gli argomenti che guidarono le proteste dell’epoca sono depotenziati dai dati scientifici. A opporsi sono rimasti coloro che lo fanno per ideologia – e mi piacerebbe capire quale – perché si può andare contro all’impianto di Gerbido solo per motivazioni politiche. E credo che a Roma non andrà diversamente anche perché fa sorridere che a scagliarsi contro il termovalorizzatore pontificando sulla differenziata sia proprio chi non ha brillato sul tema della gestione e raccolta dei rifiuti». 

Sindaco ha un consiglio per il collega Gualtieri?

«Andare dritto e pensare al futuro dei cittadini romani, e non guardare a queste polemiche perché oggettivamente un intervento come quello che ha in mente cambierà il volto della città. Fare il sindaco di una grande città, specie a Roma, è il mestiere più difficile del mondo. Ha tutto il mio sostegno e il mio supporto. Sono certo che i romani alla fine capiranno e lo ringrazieranno proprio com’è capitato a Torino».

 

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