Tenta il suicidio a Roma, ma è positivo al Covid: passa 24 ore bloccato nell'ambulanza

Pochi posti letto: giovani costretto a passare giorno e notte nel mezzo

Tenta il suicidio a Roma, ma è positivo al Covid: passa 24 ore bloccato nell'ambulanza
di Raffaella Troili
4 Minuti di Lettura
Domenica 9 Gennaio 2022, 09:01

Ha tentato il suicidio, l'hanno salvato in tempo ma risultato positivo al Covid è rimasto 24 ore in ambulanza prima di esser ricoverato. Dalle 5 del pomeriggio di giovedì fino alle 5 del pomeriggio di venerdì: 24 ore, un giorno e una notte, davanti al pronto soccorso dell'ospedale di Frascati, in attesa di un posto letto nel reparto di psichiatria. È quanto accaduto a un giovane romano sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio.

Tentato suicidio, è positivo: caos a Roma

 

Il giovane aveva tentato il suicidio con una abuso di farmaci e, per questo, è stato trasportato in ambulanza in ospedale dove, sottoposto a tampone, è risultato positivo al Covid e, per questo, è rimasto in ambulanza insieme al personale del 118 in attesa che nel reparto si predisponesse un posto per accogliere un paziente psichiatrico e malato di Covid.

Lazio, test rapidi e Green pass anche dai medici di base. Duecento già operativi


L'ATTESA
Una lunga attesa in compagnia degli operatori dell'ambulanza che - per fortuna - erano con paziente tranquillo che volontariamente si è sottoposto al colloquio con lo psichiatra direttamente nel mezzo di emergenza.

Casi del genere che riguardano pazienti psichiatrici, davanti ad altri ospedali della Capitale, sembrano essere più frequenti di quanto si pensi tanto che tra gli operatori del 118 starebbe montando del malumore, in particolare tra quelli che hanno dovuto assistere in ambulanza pazienti psichiatrici in codice rosso, e con atteggiamenti tutt'altro che amichevoli. Il direttore del Pronto soccorso del Policlinico Casilino, Adolfo Pagnanelli fa un appello ai cittadini: «Venite in Pronto socorso solo quando è necessario, abbiamo bisogno di spazi in cui assistere in sicurezza con il necessario distanziamento, chi sta male».

Covid, in Umbria 100mila persone chiuse in casa. E cede anche l'ultimo comune in cui non si era mai ammalato nessuno

Il problema è questo. «Fino a un certo numero di accessi riesci a mantenere il distanziamento, poi rischia di saltare e che fai? Soprattutto davanti a un positivo, come ti comporti, certo non butti la bomba in mezzo agli altri. Finiti gli spazi non ti resta che attendere si creino altre possibilità, a tutela dei pazienti. Esiste un problema per i pazienti psichiatrici, per chi è positivo ma anche per chi non si sa. Tutto sta nell'esigenza di mantenere un distanziamento. Poi ti inventi nuovi spazi, ti allarghi nei corridoi, arrivi a un punto che li tieni in ambulanza pur sapendo che rappresenta una criticità per chi ci sta dentro e per il territorio. Nessuno è contento di questa situazione, quando arriveranno posti letto sono convinto che riusciremo a ridurre il problema».

 


L'EMERGENZA
Il presidente dei Medici dei Pronto soccorso, Giulio Maria Ricciuto, conferma il disagio: «È un problema che ci sta a cuore, noi vorremmo far entrare tutti, l'assistenza in ambulanza viene sempre garantita, un nostro medico esce e visita il paziente. Il problema è che se dentro non ci sono posti letto dove ricoverare i pazienti, il pronto soccorso diventa l'unico terminale, è chiaro che gli spazi devono essere osservati, il distanziamento sociale va garantito. Le ambulanze si fermano perché non c'è il flusso in uscita dal ps. L'emergenza è più acuta del solito e vale per tutti gli ospedali, mancano posti letto adeguati covid e no covid, tiriamo la coperta dove possiamo. Perché non ci sono operatori sanitari in grado di permettere di aprire posti letto. E le ambulanze sono certo più sicure delle barelle in spazi angusti in questo momento».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA