Il Teatro di Roma, nella categoria dei teatri nazionali, è risultato tra i più penalizzati con un taglio del 6,4% che va ad aggiungersi al precedente taglio di €31.000 subito nel 2018: in soli due anni il contributo si è pertanto ridotto da €1.945.000 a €1.792.792. Nonostante una valutazione complessiva che colloca il Teatro di Roma al terzo posto tra i Teatri Nazionali con 86,01 punti su 100, i criteri di riparto dei fondi FUS hanno decretato la riduzione delle risorse proprio in un momento nel quale si è impegnati nel rinnovamento delle storiche sale gestite (Argentina e India) e nel rilancio delle sale periferiche della capitale (i c.d. Teatri in Comune: Torlonia, Lido di Ostia, Silvano Toti Globe Theatre), affidate al Teatro di Roma dall’amministrazione capitolina circa due anni fa. È amara la constatazione del presidente Emanuele Bevilacqua, del direttore Giorgio Barberio Corsetti e della consulente artistica per Teatro India Francesca Corona, che denunciano il meccanismo perverso della ripartizione delle risorse del FUS. «È necessario rivedere le norme che regolano il Fondo - sottolinea Bevilacqua- nell’interesse di tutti i Teatri Nazionali. Lo chiediamo formalmente. Non sono accettabili meccanismi che mettono in competizione fra loro i Teatri, che peraltro collaborano attivamente nelle coproduzioni artistiche. Non è razionale che Teatri che ottengono punteggi artistici più bassi possano avere aumenti dei contributi e viceversa altri Teatri, a fronte di punteggi in crescita, siano invece penalizzati».
Il direttore Giorgio Barberio Corsetti aggiunge: «Questo meccanismo non tiene conto delle cose che ci spingono ad amare il teatro e correre ad assistervi, che ci spingono a crearlo: la proposta artistica, il progetto, la complessità dei territori, la varietà delle strutture e infine la funzione del teatro pubblico, nato per essere aperto ai cittadini e alle città.
Queste sono le uniche ragioni che rendono valido e meritorio un intervento pubblico considerando che nessuno dei teatri in lizza potrebbe esistere per un solo giorno senza sovvenzioni. Il già disastrato terreno del teatro italiano si va erodendo e avvelenando. Invece di inseguire i numeri dovremmo ricavarli dai progetti, noi tutti donne e uomini di teatro, dalle compagnie ai grandi teatri dovremmo creare insieme un ecosistema che garantisca l’accesso al teatro più grande e libero per pubblico e artisti, attraversando i territori, creando nuove topografie».
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