Tari, valanga di ricorsi vinti dai cittadini: rischio voragine nei conti del Campidoglio

Tari, valanga di ricorsi vinti dai cittadini: rischio voragine nei conti del Campidoglio
di Laura Bogliolo Lorenzo De Cicco
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Sabato 22 Febbraio 2020, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 16:22
Una valanga di ricorsi vinti dai cittadini per riavere indietro la Tari pagata a fronte di disservizi record, rischierebbe di scavare una voragine nei conti del Campidoglio. «Con pochi casi singoli, l’impatto è minimo. Ma se si dovesse arrivare a una percentuale importante di utenti rimborsati, ci sarebbero rischi», spiega Gianluca Caldarelli, il presidente dell’Oref, l’organismo di revisione-economico finanziaria di Roma Capitale. «In questi ultimi giorni - prosegue il capo dei revisori comunali - abbiamo assistito ai primi due verdetti della Commissione tributaria provinciale: si tratta di sentenze sicuramente d’impatto dal punto di vista mediatico ma ancora poco rilevanti economicamente. Diverso è se si arrivasse a migliaia e migliaia di ricorsi vinti dai residenti. A quel punto, probabilmente, sarebbe fondamentale un intervento normativo per evitare pericoli».
Del resto il giudice della sezione tributaria che ha dato ragione a un ristoratore della Bufalotta, il magistrato Luigi De Ficchy, ha spiegato ieri su queste colonne che «queste sentenze potrebbero essere un precedente significativo, per vincere la causa è necessario provare che il servizio è carente o inesistente, con testimonianze, fotografie, reportage quotidiani, oppure producendo le fatture di altre ditte pagate per effettuare la raccolta al posto dell’Ama».
Dopo la sentenza a favore del ristoratore, che per i giudici deve riavere il 60% della bolletta pagata dal 2013 al 2016, mercoledì hanno esultato 40 residenti di Settebagni. «Qui ci sono 10 mila abitanti, siamo quasi un “Comune” a parte: saranno moltissimi quelli che si accoderanno a noi e chiederanno il rimborso», racconta Renato Cianfroni, l’ex presidente del comitato di quartiere che ha voluto rivolgersi alla Commissione tributaria di Roma. Cianfroni lo scorso anno ha pagato 800 euro di Tari. «Dopo la sentenza riuscirò a recuperare 200 euro circa».
Anche in altri quartieri ora aspettano il verdetto dei magistrati provinciali. Racconta Stefania Pane, presidente di “Amici di quartiere Piana del Sole-Valle Galeria: «Avevamo chiesto il rimborso dell’80% della tassa pagata nel 2018, hanno presentato la richiesta circa 600 persone. Ora speriamo che la sentenza a favore dei residenti di Settebagni dia forza alla nostra battaglia».
Anche a Prati e Tor Pignattara hanno scelto il ricorso alla Commissione tributaria come strada per ottenere il risarcimento. I giudici, dopotutto, hanno stabilito che i disservizi ci sono stati e che la colpa non era «anche» dei romani, così come scritto dalla municipalizzata nella lettera di risposta alle richieste dei residenti.
Tenendo d’occhio anche le azioni di risarcimento che stanno portando avanti le associazioni dei consumatori, le cause contro l’Ama potrebbero superare le decine di migliaia. E la sentenza n. 1990 della 37° sezione della Commissione potrebbe fare da apripista. Il «ritardo cronico» nella raccolta dei rifiuti è stato riconosciuto dai giudici che in pratica hanno smontato la memoria difensiva del Comune che chiedeva una riduzione di responsabilità che invece non è stata concessa. Secondo la difesa un rimborso poteva sussistere solo se fosse stata dichiarata una situazione di emergenza sanitaria dalle Asl o se ci fossero stati scioperi degli operatori tali da bloccare il servizio. Ma questa tesi è stata respinta. L’Ama, nel frattempo, studia le prossime mosse. «Stiamo valutando attentamente se opporci alla sentenza di primo grado», spiegano dalla sede della municipalizzata. Gli avvocati sono al lavoro. Resta poi da capire chi dovrebbe pagare il conto: per la partecipata, toccherebbe al Campidoglio. Ma da Palazzo Senatorio non sembrano d’accordo: nel processo, dicono, è coinvolta l’Ama, mica noi.
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