Ama: «Aumentare la Tari del 5% per coprire i costi». È scontro con il Campidoglio

Rifiuti abbandonati sul marciapiede in via Achille Ventunni
di Francesco Pacifico
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Giovedì 4 Giugno 2020, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 16:27
Diciotto euro in media in più a famiglia. Con un rincaro del 5 per cento, ancora più indigeribile per come funziona la raccolta dei rifiuti a Roma. Ama spinge per aumentare nel 2020 la Tari, la tassa pagata dai cittadini per la raccolta e lo smaltimento della spazzatura e la pulizia delle strade. Stefano Zaghis, amministratore unico della municipalizzata - dopo lo sdoganamento di termovalorizzatori e discariche o il parziale passo indietro sul porta a porta - prova a rompere un altro tabù nelle politiche ambientali dei Cinquestelle: e per far quadrare i conti di un'azienda che non riesce ad approvare i bilancio 2017 e che ha le linee di credito bloccate sul breve termine dalle banche, guarderebbe anche all'aumento di uno dei balzelli meno amati dei cittadini. Ipotesi che non piace all'azionista, cioè il Comune.

E non soltanto perché tra un anno si vota e Virginia Raggi punta a una difficilissima riconferma.
Nelle scorse settimane Zaghis ha scritto a Roma Capitale e inviato il nuovo piano tariffario di Ama, nel quale chiede al Campidoglio di aumentare l'entità del contratto di servizio di 33 milioni in più rispetto al 2019. Cioè quanto il Comune paga per tenere pulita la città: da 713 a 746 milioni di euro. Siccome il servizio, con il meccanismo incasso-spendo, viene finanziato dalla tariffa pagata dai cittadini in base alle prestazioni da effettuare, i fondi per il contratto di servizio possono essere di fatto remunerati soltanto attraverso la Tari. E 33 milioni di euro in più per il contratto di servizio si traducono in un aumento del 5 per cento della tariffa. Balzello che a Roma, con i rifiuti che si accumulano sui marciapiedi e i cassonetti che vengono svuotati con lentezza, costa in media a famiglia circa 78 euro in più che nel resto d'Italia.


Già in tempi non sospetti, cioè lo scorso inverno, il manager aveva spiegato al Messaggero che per tenere in piedi Ama e chiudere il ciclo dei rifiuti senza una discarica e termovalorizzatori, con un solo Tmb, sarebbe stato necessario aumentare la Tari.
Soltanto nel 2019 le varie emergenze rifiuti che si sono verificate a Roma, hanno costretto l'azienda a spendere circa 20 milioni in più per conferire i rifiuti - soprattutto l'indifferenziato - agli impianti di lavorazione e smaltimento. Extracosti che, stando al contratto di servizio, vanno calcolati e valuti da un'apposita commissione paritetica tra la municipalizzata e il Comune per essere autorizzati, avallati e quindi riconosciuti.
Zaghis - con una nuova discarica, quella di Monte Carnevale che vedrà la luce forse l'anno prossimo e impossibilitato a fare investimenti perché non è stato approvato il bilancio 2017 - è così passato dalle parole ai fatti e ha presentato la sua richiesta in Comune. Ma come nel dicembre scorso, la maggioranza grillina ha respinto la sua linea. Al riguardo, pare che l'amministratore unico abbia anche ipotizzato di spalmare l'aumento del 5 per cento sul prossimo triennio.
In Campidoglio - dove ufficialmente non hanno ancora risposto ad Ama - spiegano di aspettare il piano industriale di Ama per capire come coprire le vere necessità di Ama. Piano industriale che Zaghis non ha ancora potuto presentare a Palazzo Senatorio, perché lo stesso azionista non ha ancora avallato le proposte di linee guida propedeutiche per redigere. Senza contare - aggiungono dal Comune - che la Tari si calcola sul servizio effettivo e quest'anno, con l'emergenza Covid e l'assenza di turisti e dei dipendenti pubblici ora in smart working - la produzione dei rifiuti è calata per almeno 3 mesi. Se non bastasse, a mettersi di traverso rispetto ai progetti di Zaghis, anche una circolare di Arera, l'autorità del settore, che permette ai sindaci di ridurre il contratto di servizio, vista la minore attività causata dal virus.
Per l'amministratore unico diventa sempre più difficile la vita in via Calderon de La Barca: nonostante gli sforzi, l'approvazione del bilancio 2017 da parte del Comune è ancora lontana, mentre non ci sono passi avanti sul via libera né al piano assunzionale né a quello industriale, in congelatore come il progetto tariffario. Ma in Campidoglio sanno bene che la situazione in Ama è complessa, tanto da studiare se è possibile sbloccare parte dei 434 milioni dei debiti che Palazzo Senatorio deve riconoscere alla sua controllata.

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