Tari, l’Ama apre agli sconti: «Ribassi se il servizio è fermo»

Tari, l’Ama apre agli sconti: «Ribassi se il servizio è fermo»
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 12 Gennaio 2020, 11:09
Per i romani costretti a versare una Tari tra le più alte d’Italia, con la beffa di avere le strade sempre più sporche, dall’Ama sembrano arrivare buone notizie. La municipalizzata dei rifiuti - che sta provando a ripulire la città dopo le feste tra i forfait degli impianti (alcuni centri fuori Roma hanno lavorato a singhiozzo) e una flotta ultra-vecchia dimezzata dai guasti - apre alla possibilità di ottenere sconti in bolletta. Per tre motivi: per il «mancato svolgimento del servizio», per la «distanza dal cassonetto» (se supera i mille metri da casa) o per «l’interruzione del servizio di gestione dei rifiuti per motivi sindacali o per impedimenti organizzativi». 
«Vogliamo essere user friendly, insomma più vicini ai cittadini», dice Stefano Zaghis, il manager milanese, classe 1971, che da ottobre si è preso la briga di guidare l’Ama nel periodo forse più tormentato della partecipata. Spiega Zaghis: «Dobbiamo migliorare il rapporto con i romani e questo passa innanzitutto dal miglioramento del servizio, dalla pulizia della città». Oltre al rebus impianti, che però è una partita che non guida l’Ama, ma il Campidoglio con la Regione, per la municipalizzata lo scoglio maggiore è il parco mezzi vetusto. «Ci sono voluti 3 anni per affidare la gara per comprare 65 camion, tre anni... – racconta Zaghis – ora abbiamo cambiato passo, stanno arrivando i mezzi al ritmo di 15 al mese. Ma è ovvio che serve ancora tempo per lavorare a pieno ritmo».

Nel frattempo l’azienda ha rinnovato il suo sito internet e ha inserito una sezione per gli utenti che vogliono chiedere la «riduzione della tariffa dei rifiuti». Non si tratta del rimborso dell’80% della Tari – azione legale che, tra il Codacons e i comitati di quartiere, ha raccolto oltre mille adesioni – ma di uno sconto in bolletta, in presenza «di alcune specifiche condizioni», spiega la partecipata. Una di queste, si diceva, è «il mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti o di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento». Oppure «l’interruzione del servizio per motivi sindacali o per impedimenti organizzativi». Non basta però compilare il modulo sul sito dell’Ama. «Per il riconoscimento della riduzione – fa sapere la società comunale - è obbligatorio allegare alla dichiarazione, il documento dell’autorità sanitaria attestante il danno o il pericolo di danno alle persone». Insomma, serve un attestato della Asl di riferimento.
 
Si può chiedere lo sconto anche «se il primo punto di raccolta indifferenziata (cassonetto) è distante dall’immobile più di 1.000 metri; nel caso di strade private o aree non aperte al pubblico transito, anche temporaneamente, la distanza viene calcolata con riferimento all’accesso più vicino al punto di raccolta». 
 
L’Ama, che in passato ha sempre rigettato qualsiasi ipotesi di indennizzo, sotto la gestione Zaghis sembra avere optato per un approccio più «friendly», come dice il neo-ad, più amichevole verso i cittadini. Del resto la Tari della Capitale resta la più alta del Lazio ed è una delle più salate tra le grandi città, come ha rimarcato l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva. I romani, di media, sono costretti a pagare 378 euro, molto più della media nazionale (300 euro), di quella regionale (325 euro) e anche dei vari macro-settori in cui è stato diviso lo Stivale: la media del Centro Italia è di 299 euro, del Sud di 351 euro, del Nord di 258 euro. Tra le città con oltre mezzo milione di abitanti, solo Napoli (455 euro) fa peggio di Roma, nonostante i mini-tagli alle bollette degli ultimi anni (-4% dal 2018). Genova è praticamente alla pari con la Capitale (2 euro in meno). A Milano la tassa è meno pesante (332 euro), lo stesso a Torino (339 euro) e a Palermo (309 euro).
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