Roma, la beffa del caro-tamponi: così si aggira la tariffa di 22 euro

Roma, la beffa del caro-tamponi: così si aggira la tariffa di 22 euro
di Francesco Malfetano e Francesco Pacifico
4 Minuti di Lettura
Martedì 3 Novembre 2020, 22:56

Per un tamponcino servono circa 65 euro in Puglia, quasi 50 a Milano e tra i 30 e i 45 in Piemonte. A Roma? Nel Lazio la giunta Zingaretti ha provato a imporre un prezzo calmierato di 22 euro. Senza riuscirci. Regione che vai, tampone e tariffa che trovi in pratica. Presso i laboratori di analisi privati della Penisola infatti il prezzo medio per un test antigenico – il cosiddetto tamponcino che nel giro di 20 minuti indica se si ha o meno il Covid rilevando l’antigene – varia significativamente anche spostandosi di pochi chilometri. Così i cittadini, già confusi dal gran numero di test a disposizione e dalle loro definizioni, finiscono con l’andare nel pallone chiedendosi il motivo di una differenza così ampia per una prova che, come stabilisce una circolare firmata dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, «può essere la prima scelta per un contatto stretto di caso confermato».

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La risposta però è semplice: nonostante la pandemia il mercato è libero, i test a disposizione sono limitati e solo in alcune Regioni si è deciso di intervenire sui prezzi, iscrivendo i centri privati in una lista ufficiale a cui bisogna aderire per essere autorizzati ad eseguire il test.

Su entrambe le questioni però si può intervenire. E così, se da un lato per far fronte alla carenza di antigenici è intervenuto il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri che ieri ha fatto sapere di averne 500 mila in arrivo entro venerdì, dall’altro le autorità sanitarie regionali possono intervenire per evitare che i prezzi schizzino alle stelle.

È esattamente ciò che è avvenuto nel Lazio che da due settimane ha imposto una tariffa di 22 euro ai laboratori privati, senza però riuscire a risolvere il problema. Basta girare per Roma per rendersi conto di come questo prezzo – la cui applicazione è necessaria per essere inseriti negli elenchi dei centri autorizzati – non venga rispettato. Anche perché, rivendicano i laboratori privati, l’accordo firmato non è tecnicamente una “convenzione”, ma un’”adesione”: in poche parole gli uffici di via Cristoforo Colombo hanno le armi spuntate, se non cancellare i centri dalla lista delle strutture consigliate.

LA CAPITALE
Al di là degli aspetti burocratici, nella Capitale è il caos - si attende anche una settimana prima di fare il tampone - e ognuno fa come vuole. Perché ogni laboratorio privato s’inventa un’offerta diversa per ”svicolare” dal prezzo calmierato e non passare come chi specula sulla pandemia. C’è chi, in zona Flaminio, propone un pacchetto completo a 60 euro comprensivo anche di test salivare, chi garantisce che non c’è bisogno della ricetta medica, prevista invece dalla regole regionali, chi, sempre in Centro, fa l’antigenico a 25 euro perché 3 euro vengono giustificate come «spese di prestazioni» e perché l’esito arriva in un’ora. Un altro laboratorio, invece, ha apposto un cartello all’ingresso nel quale chiarisce che ai 22 euro canonici, bisogna sganciarne altre 18 di «costo di prelievo» e «10 per la sanificazione degli ambienti». Una clinica privata chiede 10 euro in più rispetto ai 50 base se si vuole evitare la fila, un altro gigante della sanità privata garantisce l’antigenico a 22 euro soltanto in una delle sue tante strutture sparse per le città: nelle altre si deve versare 60 euro, però si ha diritto anche al sierologico. 

Ieri il Tribunale del Malato ha inviato in Regione una serie di segnalazioni su strutture che alzano il prezzo. La stessa Regione, intanto, ha scelto i primi 11 privati che effettueranno i test molecolari. Anche perché i laboratori Covid stanno esplodendo. Spiega però il titolare di un centro analisi da giorni finito nel tritacarne dei social: «Sì, chiedo 50 euro, ma l’ho specificato con 4 Pec alla Regione. Facciamo questo lavoro da 60 anni, non ci sto a passare per un imbroglione. Io un kit per test qualitativo, che stabilisce soltanto se si e positivi o meno lo pago 8 euro, 14 per quelli quantitivi che indicano anche la carica virale. Mi spiegate chi ce li rimborsa i soldi che spendiamo per il personale e per le sanificazioni? Infatti, a Roma, nessun mio collega vuole farli». Non sarebbe un caso quindi se in Lombardia le offerte di numerosi centri recitano «49 euro con servizio a domicilio». Oppure se in Calabria, come in Campania, per un test qualitativo ne chiedono 45 ritenendolo un prezzo adatto. Così mappare il contagio però, diventa più difficile. 
 

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