Roma, ragazza suicida a scuola: «Pochi aiuti alla mamma»

Roma, ragazza suicida a scuola: «Pochi aiuti alla mamma»
di Alessia Marani
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Giovedì 10 Giugno 2021, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 10:53

L’abbraccio che la comunità della “Certosa”, quello che una volta era il “borghetto degli Angeli” di Torpignattara voleva stringere attorno alla famiglia di Laura (è un nome di fantasia), la ragazzina di 13 anni che domenica sera si è tolta la vita nella sua cameretta, è solo stato rimandato causa pioggia a oggi pomeriggio. Ieri sera gli scout di cui la bambina aveva fatto parte hanno voluto ricordarla e pregare per lei, «per la sua pace», in una veglia. In quest’angolo di Roma che somiglia più a un paese di una volta in cui tutti si conoscono e le case sono quasi comunicanti tra loro, in molti si stanno mobilitando anche per raccogliere soldi che serviranno per il funerale di domani pomeriggio. Il “bussolotto” è dal tabaccaio. Ieri sono stati disposti dalla Procura gli accertamenti irripetibili sul telefonino della tredicenne. Il decreto di sequestro è stato notificato dai carabinieri. Si vuole capire se la ragazzina sia stata istigata al suicidio oppure se sia stata coinvolta in un gioco social dall’epilogo fatale, magari da un personaggio conosciuto in rete. La perizia servirà anche a capire meglio se Laura fosse stata bullizzata da alcune amiche e amichetti di scuola come la mamma ha denunciato, anche per via della sua insicurezza d’identità di genere. Non solo. Una settimana fa sarebbe stata accusata ingiustamente di un furto, un fatto che l’avrebbe scossa ulteriormente. 

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Confuzione di genere

Laura si faceva chiamare a scuola con un nome neutro, né da femmina, né da maschio; viveva male la trasformazione del suo corpo in quello di una donna, ed era stata etichettata come “maschio mignotto”.

Nei messaggini scritti sul cartellone per ricordarla compaiono le bandierine arcobaleno con la scritta “Lgbt”, «perché a lei piacevano tanto», hanno spiegato le amichette in maniera confusa. Nel frattempo, proprio la madre della tredicenne, che domenica era andata a lavorare in un locale della zona, è stata indagata per abbandono di minore, «un atto dovuto», secondo l’avvocato Marco Lepri, «la signora che è separata da tempo e non si era più riaccompagnata per rispetto della figlia, aveva bisogno di lavorare e Laura era nella stessa palazzina con la zia ed altri parenti». Oltre al dolore, nel quartiere monta la rabbia per quelli che ora appaiono allarmi inascoltati lanciati dalla madre o richieste d’aiuto raccolte con ritardo. Che una bambina di seconda media arrivi a togliersi la vita impone, al di là della vicenda giudiziaria, domande a cui poter rispondere e riflessioni doverose. «Perché non accada mai più... a nessun altro essere fragile e indifeso come mia figlia», scriveva ieri la mamma su Facebook. Dopo la prima media Laura aveva dovuto cambiare sezione per problemi con alcune compagne di classe, ma i «chiacchiericci» sarebbero continuati anche dopo. Da febbraio era seguita, in aggiunta a una psicologa privata, anche dalla neuropsichiatria dell’Umberto I. 

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Il comitato genitori, pur non volendo entrare «nei dettagli di cosa e perché ci fossero determinati atti vessatori», spiega che «la situazione che ne è derivata è un insieme di fragilità personali e di episodi di bullismo». Per il comitato «la madre ha fatto di tutto per essere ascoltata e per non far derubricare il tutto a “ragazzate”» e «andava aiutata». Alcune carenze erano già state segnalate anche all’Ufficio scolastico regionale, «a partire - dice una mamma - dalla mancanza del referente antibullismo, una sottovalutazione pericolosa». Non solo, sempre a febbraio, una mattina la polizia piomba a scuola. L’ha chiamata la madre di un altro bambino di seconda contro cui altri scolari si sarebbero accaniti. «Gli agenti parlarono in classe del bullismo e dei rischi connessi, i bambini e i loro genitori probabilmente si spaventarono e da allora le vessazioni fortunatamente sono finite», racconta ora quel genitore. Il dubbio è che anche per placare i «chiacchiericci» su Laura, studentessa schiva e dagli ottimi voti, si potesse fare qualcosa di più. 

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