«È stato umiliante. Lo riconoscerei tra un miliardo di persone. Ricordo ancora quelle mani e quella faccia». A parlare, in un’aula di tribunale, è una delle vittime di Andrea Albani, il 43enne soprannominato “il maniaco degli ascensori”, condannato a 5 anni e 8 mesi di reclusione nel 2020 con l’accusa di violenza sessuale e minacce perpetrate all’interno degli androni dei palazzi, o negli ascensori. Un copione seguito, per la Procura, pure in questo caso. I fatti risalgono alla sera del 2 luglio del 2019. Anche questa volta, come per altre le cinque violenze di cui è stato ritenuto colpevole, il modus operandi è stato sempre lo stesso. La vittima, una donna di 63 anni, stava rientrando dal supermercato. Lui era fermo sotto casa. «Aveva un berretto e guardava i nomi sui citofoni», ha ricordato lei in udienza.
IL CONTATTO
Albani, vedendola in difficoltà con la spesa, - delle casse d’acqua appesantivano il carrello della donna - ha approfittato della situazione per stabilire con lei un primo contatto: «Quando mi ha vista mentre cercavo di aprire il portone e trascinare il carrello, ha chiesto se mi servisse aiuto, ma ho declinato la sua offerta». La donna ha chiesto se dovesse entrare nel palazzo, ma lui ha risposto di no, così si è lasciata alle spalle lo sconosciuto ed è entrata. «Mi sono diretta verso l’ascensore e l’ho chiamato».
LA VIOLENZA
Mentre aspettava che la cabina arrivasse al piano terra, però, l’uomo, che era riuscito ad evitare che il portone si chiudesse, l’ha raggiunta. Poi, l’ha spinta dentro l’ascensore. «È stato un attimo - ha raccontato la donna, ancora sotto choc - ho sentito qualcuno che mi toccava il sedere e quando mi sono girata l’ho visto: aveva i pantaloni abbassati». L’uomo non le ha dato il tempo di reagire, schiacciandola addosso alla parete della cabina, dove secondo la vittima c’era appena posto per lei ed il carrello. Uno spazio ristretto, dunque, che ha facilitato l’aggressore, che ha iniziato a strusciarsi su di lei. «Ho gridato, ma non mi ha sentito nessuno, nonostante ci fosse un bar aperto e pieno di ragazzi a pochi metri».
I PRECEDENTI
Nel 2020, Albani era stato accusato e condannato, con rito abbreviato, a 5 anni e 8 mesi per violenza sessuale. In soli 6 mesi, aggirandosi tra i quartieri Trieste e Africano, fino a Piazza Bologna e Re di Roma, aveva pedinato diverse donne, aspettando che rientrassero a casa per poi assalirle nell’androne del palazzo, o nell’ascensore. Per scovarlo era stato addirittura creato un gruppo su Facebook, ma determinanti per la sua identificazione erano state le parole di una ragazzina, appena 13enne, aggredita mentre tornava a casa e che lo aveva descritto minuziosamente alle autorità.
Ora, Albani dovrà difendersi anche da questa accusa di violenza. Potrà farlo direttamente davanti ai giudici: il pm, infatti, ha chiesto l’esame dell’imputato e l’udienza sarà il 28 febbraio del 2023.
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