Roma, fermato con l'hashish in tasca: «Non spaccio, sono ricchissimo». E il magistrato lo assolve

Roma, fermato con l'hashish in tasca: «Non spaccio, sono ricchissimo». E il magistrato lo assolve
di Marco Carta
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Domenica 3 Novembre 2019, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 13:00

«Sono milionario, non ho bisogno di spacciare». Si è difeso dalle accuse dei carabinieri spiattellando in un'aula di tribunale tutti i suoi averi. Dalle prestigiose proprietà immobiliari dislocate nelle zone più esclusive di Roma, fino al conto in banca a cinque zeri. E alla fine è riuscito a farla franca. Fermato con un modesto quantitativo di hashish, 22 grammi, è stato assolto da ogni accusa: «La droga? E' per uso personale. Sono ricco non ho bisogno di venderla». Protagonista della vicenda è F.T., un 69enne italiano, ma nato in Francia, che lo scorso venerdì pomeriggio era stato fermato dai carabinieri della stazione di Trastevere nel corso di un controllo di routine nel quartiere, una delle principali piazze di spaccio della città, popolata da pusher e acquirenti a tutte le ore.

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E' proprio a Trastevere infatti, che Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth i due giovani americani in carcere per l'omicidio di Mario Cerciello Rega, cercarono di acquistare delle dosi di cocaina nelle ore precedenti alla brutale aggressione del carabiniere. E da allora - era lo scorso luglio - l'allerta delle forze dell'ordine è massima da queste parti. Non solo la notte. Per questo quando intorno alle cinque del pomeriggio i militari vedono il 69enne aggirarsi con fare sospetto per le vie del quartiere decidono di andare fino in fondo. L'uomo viene fermato. In tasca ha circa 250 euro in contanti. La cifra e il taglio delle banconote insospettiscono i carabinieri che decidono di fare un ulteriore controllo nella sua abitazione, un attico al quinto piano in via San Francesco a Ripa. Un appartamento prestigioso, dove accanto alla vista mozzafiato che domina il rione, trafficatissimo nel venerdì di Ognissanti, trovano anche 22 grammi di hashish. La droga, avvolta nel cellophane, è riposta in un cassetto nella stanza da letto, insieme a un coltellino. «La uso per me», afferma l'anziano, non riuscendo, però, a evitare l'arresto per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, come prevede la legge.

«Non ho bisogno di spacciare. La scorsa settimana ho guadagnato 5mila euro giocando in borsa con le azioni dell'Eni». Ritrovatosi a piazzale Clodio per la convalida d'arresto, il 69enne, ieri mattina, di fronte al giudice monocratico, ha continuato a professare la sua innocenza. E per essere creduto ha «sbattuto» in piazza tutti i suoi averi: dalla distinta del conto corrente in banca, dove nel corso della sua vita ha accumulato circa 800mila euro, fino alle proprietà immobiliari nelle zone di pregio della città: non solo l'attico di Trastevere ma anche altri immobili, fra cui due abitazioni nel signorile quartiere Prati. Un vero e proprio tesoretto milionario grazie a cui è riuscito a dimostrare che l'attività di spaccio, contestata dagli inquirenti, non fosse per lui una fonte di sostentamento economico, vista anche l'esigua quantità di hashish sequestrata dai carabinieri nella sua abitazione (circa 20 grammi corrispondenti a poco più di 150 dosi). «Non ho bisogno di soldi - ha spiegato l'uomo, rispondendo alle domande del pm d'aula Mario Pesci - Il fumo è per uso personale. Purtroppo ho questo vizio che non riesco a togliermi», ha poi aggiunto il 69enne, assolto con formula piena. E libero, una volta finito il processo con rito abbreviato, di godersi la sua pensione «stupefacente» per le vie di Trastevere.
 

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