Coronavirus, a Roma chiude "Sonia" il ristorante cinese simbolo dell'Esquilino: «Raggi e gli altri? Solo aiutini»

Coronavirus, a Roma chiude "Sonia" il ristorante cinese simbolo dell'Esquilino: «Raggi e gli altri? Solo aiutini»
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 3 Marzo 2020, 10:26

Chiude “Sonia”. Per due mesi, almeno. Forse di più. «Dipende dal tempo, dal clima: se a maggio farà più caldo e il virus non ci sarà più, riapro. Altrimenti non lo so», racconta la titolare, per l’appunto Sonia Hang Zhou, come tutti i giorni alla cassa del suo ristorante all’Esquilino, avamposto glam della Chinatown romana, crocevia di politici, attori, registi, star e starlette della tv. Tutti attovagliati tra un pollo in salsa piccante e un raviolo al vapore. Prima. In queste settimane tribolate di coronavirus, si sono fatti vedere soprattutto i politici. «È venuta la sindaca Virginia Raggi, è venuto il ministro Gualtieri. Anche una delegazione del Pd di Roma. Tutti a portare solidarietà. Ma sono solo aiutini», dice la ristoratrice ora che tocca tirare giù la serranda e non si sa per quanto. «Sono gesti che ho apprezzato, li ringrazio molto per l’affetto e la vicinanza. Però non sono serviti a molto. La gente ha paura, non è che se viene la sindaca le persone cambiano idea». I clienti? Spariti. Pure gli habitué, quelli che non mancavano un weekend. «Faccio un esempio - continua Sonia - la settimana scorsa ho lavorato soltanto il sabato. Adesso che stiamo parlando, sono quasi le otto di sera, giusto? A quest’ora in genere ho mezza sala piena. Invece sono da sola. Ovvio che così è difficile andare avanti».

Coronavirus, a Roma chiude Sonia, storico ristorante cinese. «Facciamo una pausa, abbiamo paura»

 

 


Sonia avrebbe pure tenuto aperto, ma camerieri e cuochi le hanno fatto sapere di voler lasciare cucine e tavoli di via Principe Amedeo. C’è chi preferisce il ritorno in Cina, con tanto di quarantena all’orizzonte, piuttosto che restare in Italia. «Ho provato a tranquillizzarli, ma le loro famiglie sono molto preoccupate. Vogliono vederli tornare. Addirittura credono che Roma non sia sicura. Fino a qualche giorno fa pensavano che il virus fosse lontano, solo al Nord, a Milano, in Veneto. Ora hanno saputo di qualche caso anche a Roma. È stata l’ultima goccia, ho visto il panico. I cuochi sono venuti da me l’altra sera: non vogliamo un euro, mi hanno detto, ma ce ne andiamo. Torniamo in Cina. Anche in altri negozi stanno andando via i commessi. Alcuni hanno già comprato i biglietti, faranno 14 giorni di quarantena, a casa. Io non posso certo obbligarli a restare, anche perché non ci sarebbe modo. Quindi chiudo». Fino al 30 aprile. «Ho sentito cosa dicono i medici, in tv: col caldo questo virus dovrebbe andarsene. Speriamo in quello, allora, nel caldo. E nei dottori».

Lei, Sonia, assicura che resterà al solito posto. Con la saracinesca a mezz’asta, ma lì. Via Principe Eugenio, civico 82. «Parlerò con i clienti che si affacceranno, spiegherò loro la situazione». Farà anche qualche lavoro nel locale, come ha scritto sulla sua pagina di Instagram, dove ha 10mila seguaci, tra una foto con la Raggi a tavola, scattata l’8 febbraio durante la visita della sindaca, e una con i rappresentanti del Pd Roma, di qualche giorno prima, il 6. «Approfitterò di questa chiusura per rendere il locale più bello e accogliente. Io rimarrò al ristorante; a chi mi verrà a trovare sarò lieta di offrire il mio tè». 

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