Minigonna al liceo Socrate, parla la vicepreside: «Le mie parole travisate, chiarirò con le ragazze»

Roma, la vicepreside del Socrate: «Le mie parole travisate, chiarirò con le ragazze»
di Flaminia Savelli
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Domenica 20 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 10:08
«Se sono stata fraintesa, la mia priorità è chiarire la vicenda con le alunne e con i colleghi». La risposta della vicepreside del Liceo Socrate, Silvia Acerbi, è netta. Non accenna infatti a placarsi la bufera che si è scatenata per aver ripreso una ragazza in minigonna. Durante un giro per le classi – mercoledì mattina - l’insegnante, alla studentessa seduta al primo banco, avrebbe detto: «Meglio non indossare la minigonna in classe, perché poi ai professori “cade l’occhio”».

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LA REPLICA
Un’affermazione a cui le ragazze dell’istituto alla Garbatella hanno replicato presentandosi tutte in gonna e con lo striscione: “Non è colpa nostra se gli cade l’occhio”. La vicepreside Acerbi ha inoltre sottolineato come: «La questione dovrà essere affrontata nelle sedi competenti e quindi con le studentesse». Precisando inoltre: «Le famiglie e i ragazzi che mi conoscono sanno chi sono». Ma intanto la “protesta delle ragazze in minigonna” in poche ore è arrivata negli uffici del Ministero dell’Istruzione e alla direzione dell’ufficio scolastico regionale. Sono in attesa di una relazione in cui verranno ascoltate tutte le parti. Il preside, Carlo Firmani, con una nota ufficiale aveva chiarito che: «Non è pervenuto alcun riscontro fattuale o documentale e resto in attesa di ricevere la lettera delle studentesse».
 
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LE REAZIONI
Con la protesta che ieri è arrivata anche nella succursale di via Carlo Tommaso Odescalchi: «Se avessi saputo della protesta avrei partecipato subito» racconta una ragazza del primo anno: «Oggi indosso la gonna proprio perché sono vicina alle compagne e la penso come loro. Nessuno può dirci come dobbiamo vestirci e ci sembra assurdo pensare che i prof vengano a scuola per guardarci».
Frastornati invece i genitori che chiedono chiarezza: «Ho iscritto mia figlia qui perché so che è un’ottima scuola. Ora vorrei capire cosa è accaduto», dice Roma Maria Galli e aggiunge: «Ne ho parlato con mia figlia e mi ha detto che per alcuni giorni avrebbe indossato la gonna. Non ci ho trovato nulla di strano, può vestirsi come crede purché sia decorosa».

NESSUNA CIRCOLARE
Non c’è infatti alcuna circolare per il “dress code” della scuola. Come aveva già chiarito anche Rocco Pinneri, direttore dell’ufficio regionale scolastico: «Non c’è alcuna circolare per il “dress code”dei ragazzi. Il che, per quanto mi riguarda, è importantissimo. I giovani hanno il diritto di esprimere la propria libertà anche negli abiti che indossano per andare a scuola. Purchè, certo, si resti nel decoro». Lo stesso che hanno ribadito gli studenti – ancora ieri – nel piazzale della succursale dell’istituto: «Sono rimasta sorpresa quando ho saputo cosa era successo alle mie compagne – racconta una studentessa del secondo anno – la vicepreside è venuta anche in classe mia ma non ha detto nulla sull’abbigliamento. Nessuna di noi quel giorno indossava la gonna ma ora non ci sentiamo tranquille. Posso vestirmi come voglio ma per ora preferisco venire a scuola in tuta o con i pantaloni perché non vorrei essere ripresa anche io. Per quanto riguarda i miei professori – conclude – mi dispiace che sia passato un messaggio negativo. Nessuno di loro ha mai guardato noi ragazze in maniera inopportuna. Ne sono mai stati fuori luogo». Intanto Pinneri è in attesa della relazione della vicepreside Arcudi e delle studentesse in “rivolta”. E conferma: «Per una mia decisione, se ci sarà, resto in attesa della relazione scritta che ancora non mi è stata consegnata. La scuola ci sta lavorando». Nei prossimi giorni verranno ascoltati i docenti della scuola e gli studenti per ricostruire la vicenda.
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