Roma, Calenda si candida. Raggi: duello tra me e lui

Roma, Calenda si candida. Raggi: duello tra me e lui
di Mario Aiello e Lorenzo De Cicco
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Martedì 13 Ottobre 2020, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 15:54

Tutto il resto è ancora in alto mare. Solo due punti sono ormai acquisiti nella partita elettorale di Roma: in campo per ora ci sono soltanto Virginia Raggi e Carlo Calenda. La prima è sostenuta un po’ sì ma anche un po’ no da Di Maio che tiene aperto il dialogo con il Pd (e nell’entourage della sindaca il ministro stellato non va per la maggiore con sfoghi del tipo: a che gioco sta giocando? Al doppio gioco?). Il secondo ha capito che con il Pd non può andare («Mi chiedono abiure, ma questa è una cultura che non mi appartiene», «Mi dicono che devo smettere di criticare il governo rossogiallo ma io continuo») perché sono troppo distanti su tutto e in queste ore ha deciso che correrà per il Campidoglio in maniera autonoma.

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Il leader di Azione ancora non ha dato l’annuncio ufficiale, lo darà dopo aver visto domani i sondaggi che ha commissionato - uno su lui in solitudine e uno su lui in alleanza con il Pd - ma intanto non fa che dire a chi gli parla che è pronto, prontissimo, e insomma ci siamo. 

Fonti di Azione confermano che il dado è tratto: «Ci prepariamo ad andare avanti anche senza il Pd.

Riteniamo che il Pd prenda tempo, anche attraverso le primarie, per provare fino alla fine a fare un’alleanza con i 5 stelle. Ed è inaccettabile tenere la questione Roma ostaggio dei giochini dei dem e dei grillini». Dunque, con una candidatura che spariglia e che cade come una bomba nei tatticismi del Nazareno, l’ex ministro dello Sviluppo economico diventa la variabile con cui fare i conti.

Ed è quella temuta al massimo grado da Zingaretti, perché rovina il percorso che il segretario del Pd aveva di fatto già deciso: il nostro candidato arriverà al ballottaggio e poi i voti della Raggi al primo turno giungeranno a noi, grazie al fatto che faremo scattare l’unità anti-fascista contro il pericolo della destra. Ora e sempre Resistenza, praticamente. E invece, no. Calenda non solo toglierà voti a sinistra, ma anche a destra - questo il disegno su cui ragiona l’ex ministro - e pescando un po’ ovunque, anche in quel mare magnum che l’altra volta mandò la Raggi al Campidoglio, può puntare al ballottaggio. A quel punto, gli elettori del Pd sosterranno lui o il candidato della destra? Dalle parti della Raggi sono convinti che Calenda in campo gli elettori di sinistra si spaventano e in prima battuta scelgono lei. Mandandola al secondo turno. 

Il profilo che Calenda si vuole dare in questa gara è quello che gli appartiene: dell’uomo del fare, di uno che ha lavorato nelle aziende (la Ferrari per esempio) e che allo stesso tempo ha esperienza politica e di governo e Roma con un mix di questo tipo, che poi è quello che cerca anche il centrodestra (modello Bucci a Genova, o Brugnaro a Venezia), potrebbe darsi un futuro. Ieri gli è arrivato l’appoggio del radicale Riccardo Magi (ma in chiave Pd: «I dem non devono farsi scappare l’occasione Calenda»), dopo quelli di Italia Viva, di vari pezzi di sinistra ma anche di cittadini senza etichette, e l’obiettivo del leader di Azione è far saltare schemi, rompere abitudini elettorali, dare scosse e fare sviluppo. Velleità? Comunque tutti le temono, e assai. E c’è qualcuno, Renzi, che da più di un anno va dicendo: «Calenda sarebbe il miglior sindaco di Roma». Si attende l’endorsement di Matteo.

SCONTRO SULLE COMUNARIE
Raggi intanto cerca di tenere unite quantomeno le truppe stellate. In Campidoglio, 5 consiglieri della sua maggioranza si sono ormai sfilati e non escludono l’accordo col Pd (senza Virginia, ovviamente). A patto che «si ragioni sui temi». I dissidenti soprattutto spingono per le comunarie, le primarie online, per rimettere in gioco la corsa bis della sindaca. La quale vorrebbe evitare la conta tra i militanti: «Si sono già espressi su Rousseau ad agosto», dicono i fedelissimi di Virginia. La replica: «Ma nel quesito non c’era il nome di Raggi, il tema era generale. E hanno votato gli attivisti di tutta Italia, mica solo di Roma».

Se comunarie saranno, Raggi sa che avrà bisogno di tutti i clic della base per strappare la riconferma. Anche perché i dissidenti di sicuro presenteranno un candidato alternativo che potrebbe insidiarla. I 5 ribelli, nel 2016, avevano aggregato migliaia di preferenze. Ecco perché ieri Raggi ha convocato gli attivisti via Zoom. Pochi si sono connessi: 542 su migliaia di iscritti. «Dobbiamo restare uniti - ha detto Raggi - niente polemiche. Facciamo ragionamenti, poi però serve sintesi. Dobbiamo ascoltare di più i territori e valorizzare gli attivisti, forse si sono sentiti scollati», ha ammesso la sindaca. Sulle difficoltà del M5S nazionale, Raggi sceglie una posizione mediana: «Non possiamo perdere i nostri principi, ma il mondo cambia». Alla riunione sono stati invitati alcuni “big” stellati come Paola Taverna e Di Battista. Che ha confermato l’endorsement per Virginia: «La sostengo, la sua candidatura non è negoziabile. Può rivincere. Il futuro del Movimento deve essere autonomo da destra e sinistra». 

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