Simone Sperduti morto in scooter a Roma: biglietti, fiori e lacrime degli amici. Gli zii: «Vogliamo chiarezza»

Sul luogo dell'incidente tante persone per omaggiarlo

Simone Sperduti morto in scooter a Roma: biglietti, fiori e lacrime degli amici. Gli zii: «Vogliamo chiarezza»
di Laura Bogliolo
4 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Agosto 2022, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 04:49

«Per me era come un figlio, sono distrutta, noi siamo una famiglia unita, Simone era il nostro amore e ora non c'è più». Occhi nerissimi e stanchi, scendono le lacrime, ma ha forza Paola Di Angelo, la zia di Simone Sperduti, cuore grandissimo e dolore immenso. Ha la forza di abbracciare i tanti amici di Simoncino, come lo chiamavano nella comitiva: gli amici si sono ritrovati a largo Agosta, nel cuore di Centocelle, quartiere dove il diciannovenne morto nell'incidente a via Prenestina era cresciuto. «Non ci si può mettere alla guida dopo aver assunto alcol o droghe, non si può proprio - dice disperata Paola - speravamo che nell'incidente fosse rimasto solo ferito, e invece non è andata così». Ha lo sguardo dolcissimo Paola mentre accoglie tra le sue braccia gli amici di una vita di Simone. È lei a dare la forza a quei ragazzi con i lacrimoni agli occhi.

Simone Sperduti morto in scooter a Roma, l'ex agente che lo ha investito era ubriaco e senza patente

«Siamo quattro fratelli - dice Paola, sorella della mamma di Simone - i miei figli sono cresciuti con lui, siamo unitissimi e ancora non ci rendiamo conto: come si fa ad accettare una morte così assurda? Simone stava andando a lavorare in un supermercato e non tornerà più a casa».

Accanto a Paola c'è il marito, lo zio di Simone: «A noi non importa se l'uomo alla guida fosse un poliziotto o meno, non vogliamo strumentalizzare questo, poteva essere chiunque, ma non si può guidare sotto effetto di alcol e droga, non si può e per questo quell'uomo è stato arrestato, vogliamo chiarezza su quello che è successo».


GLI ABBRACCI
Paola continua a ricevere saluti e affetto nella piazza di periferia che sembra un'altra Roma, un villaggio dove tutti si conoscono. E subito largo Agosta si trasforma in un grande abbraccio alla famiglia Sperduti. «Qui siamo così - dice un amico sceso in strada per dare conforto - se muore il figlio di uno di noi e come se morisse il nostro, siamo una grande famiglia, Simone lo conoscevo da quando era un bimbo, giocava con i miei figli, il dolore è tremendo». «L'automobilista lo hanno arrestato, hanno fatto bene - il commento di un altro amico - se non fosse stato in quello stato magari Simone era ancora con noi, si sarebbe salvato». «Voleva fare il vigile del fuoco come il papà - raccontano gli amici - era il suo sogno e aveva fatto anche il concorso».

 


TRA RABBIA E RICORDI
«Simoncino è morto, non c'è più». Poche parole hanno spezzato l'animo di Valerio, uno degli amici del diciannovenne. «Mi ha chiamato la mattina dell'incidente un nostro amico in comune, mi ha dato la notizia e mi è preso un colpo, dovevamo vederci tra una settimana: conoscevo Simone dai tempi delle scuole medie all'istituto Giovanni Verga, giocavamo a calcetto insieme da piccoli, era molto tifoso della Roma, facevamo parte della comitiva di Centocelle, era un ragazzo solare, sempre allegro». «Morte assurda» ripete Valerio sconvolto.

Simone Sperduti, morto in scooter investito da un poliziotto: aveva 19 anni e sognava di fare il vigile del fuoco


IL DOLORE
Sul luogo dell'incidente, su via Prenestina all'altezza dello svincolo per il Grande raccordo ieri sono arrivati tanti amici a portare fiori e bigliettini. Sorridi sempre, resterai sempre nei nostri cuori scrivono Ilaria, Luca e Matin. Gimbo e Ale hanno portato fiori gialli. Ciao Simoncino c'è scritto su un foglio. E poi quella lettera straziante scritta da una dolce ragazza: «Ciao Simo, ti scrivo con le lacrime agli occhi, mai avrei immaginato tutto questo: era impossibile non volerti bene, mi hai insegnato tanto e te ne sarò per sempre grata. Ti vorrei qui vicino, e invece...». E invece Simoncino non c'è più, strappato via in un maledetto incidente.
laura.bogliolo@ilmessaggero.it
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA