Sgomberi a Roma, nuovo piano. Raggi: ora CasaPound, «via al censimento»

Sgomberi a Roma, nuovo piano. Raggi: ora CasaPound, «via al censimento»
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 29 Luglio 2021, 07:37

CasaPound balza ai primi posti del piano sgomberi. Per il palazzo di via Napoleone III occupato dai sedicenti «fascisti del III millennio» la Prefettura ieri ha chiesto di aggiornare il censimento degli inquilini illegali, tra i quali peraltro figurano, stando all'ultimo accertamento della Finanza, perfino dipendenti pubblici del Campidoglio, della Regione e del Ministero dell'Economia e delle Finanze, che è l'ente proprietario dell'immobile. Il censimento è il passaggio che di solito precede il blitz. La sindaca Virginia Raggi ieri ha rivendicato la mossa come una vittoria politica.

Sgomberi, il nuovo piano

 

La grillina, che due anni fa di questi tempi fece smurare dalla facciata la scritta in marmo affissa dall'organizzazione di estrema destra, è convinta che sia questione di poco: «Presto Casapound sarà sgomberata dal palazzo che da anni occupa abusivamente in pieno centro a Roma - ha scritto su Facebook - Lo avevo detto anni fa ed ora finalmente ci siamo».

Dalla Prefettura si mantengono cauti sui tempi: una data per lo sgombero non c'è, ma il fatto che sia stato chiesto il censimento conferma la volontà di restituire lo stabile ai legittimi proprietari, cioè in questo caso allo Stato italiano.

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Del resto il prefetto Matteo Piantedosi, in carica dall'agosto scorso, ha già gestito situazioni simili: nello stesso giorno, a fine novembre, venne sgomberata la sede di Forza Nuova in via Taranto, zona San Giovanni, e in contemporanea il Nuovo Cinema Palazzo in piazza dei Sanniti, a San Lorenzo, che era in mano ai centri sociali da 9 anni. Lo stesso approccio ora investe CasaPound, che ha occupato la palazzina dell'Esquilino 18 anni fa.
IL PROGRAMMA
Sgombero sì, ma quando? Raggi ha scritto «a breve». Alla Regione, che ieri ha partecipato alla cabina di regia sulle occupazioni, sono convinti che per portare a dama l'operazione serva ancora qualche mese, per completare il censimento. L'ipotesi più probabile è l'autunno, come confermano altre fonti che seguono da vicino il piano sgomberi. Molto probabilmente, in ogni caso, dopo le elezioni comunali del 10 ottobre, anche per evitare che la questione finisca nel tritacarne della campagna elettorale.

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Certo a Raggi non dispiacerebbe presentarsi alle urne a blitz terminato. Già ieri ha fatto sapere di avere presentato una proposta all'Agenzia del Demanio per permettere al Campidoglio di acquistare l'immobile «per poi destinarlo a chi ha veramente bisogno di una casa». Prima però c'è da aggiornare e chiudere il censimento. Gli assistenti sociali dovranno capire se all'interno del palazzo abitano persone in condizioni di «fragilità», quindi famiglie indigenti, disabili, minori, che in caso sarebbero assistiti, ha spiegato ancora la sindaca, dalla rete di Roma Capitale. Gli altri invece «dovranno lasciare gli spazi immediatamente». Anche se la Prefettura, come detto, non ha indicato una data per il rilascio dello stabile, la questione è finita all'ordine del giorno di Palazzo Valentini. Mentre nel piano sgomberi del 2019 CasaPound non figurava nemmeno tra le 25 «priorità» da liberare entro il 2025.

 


LA FINANZA
Per via Napoleone III un censimento formale non è mai stato fatto, anche per le difficoltà di far entrare nel palazzo chi se ne dovrebbe interessare (per gli occupanti, gli operatori del Comune non sono i benvenuti, ovvio). Ma poco più di un anno fa, a giugno 2020, la Guardia di Finanza ha consegnato al procuratore generale della Corte dei Conti un elenco di 16 nomi di occupanti. A sorpresa nella lista figuravano 2 dipendenti del ministero dell'Economia, più altri addetti assunti dalla Regione Lazio e dal Comune, direttamente o dalle loro partecipate. In base alle verifiche delle Fiamme gialle, per esempio, un impiegato di LazioCrea, partecipata della Pisana, aveva dichiarato un reddito imponibile di 19mila euro, mentre la moglie, sotto contratto della società comunale Zetema, ne guadagnava altri 17mila. Un altro dipendente di Zetema percepiva 17mila euro l'anno. E nell'elenco c'era anche un lavoratore del Cotral. Stipendi regolari. In Campidoglio dubitano che si possano considerare «fragili».
 

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