Settebagni morto Baffo, il nonno che stappava i tombini: «Luigi Sepe per il quartiere era un simbolo»

Luigi Sepe
di Laura Bogliolo
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Martedì 4 Agosto 2020, 07:48
La chiamava ancora «borgata» perché quando da Nusco si trasferì a Settebagni negli anni Sessanta, il quartiere praticamente non c'era. «Mancava tutto e noi del comitato dei residenti abbiamo combattuto» raccontava ai più giovani. E allora Baffo, anche a 83 anni, non ce la faceva proprio a restare in casa quando le strade si allagavano. «Esco...», diceva alla sua famiglia. Nell'ottobre del 2018, durante un temporale che ostruì le caditoie come nella migliore tradizione romana, è stato fotografato mentre sotto la pioggia provava con l'ombrello a togliere l'immondizia, le foglie secche che impedivano il fluire dell'acqua vicino a Salita della Marcigliana. «Guardate cosa è costretto a fare mio padre a 83 anni, possibile che non ci sia la manutenzione in questa città?», scriveva sui social Silvana, una delle figlie. La storia di Luigi Sepe, detto Baffo, era finita sul Messaggero in una delle pagine della cronaca che raccontano i disastri annunciati che provoca un po' di pioggia.

Baffo se ne è andato e il post di Silvana che annunciava la sua morte ha ricevuto centinaia di commenti su Facebook. Ieri il quartiere dimenticato da Roma Capitale ma non dai romani lo ha salutato alla chiesa di Sant'Antonio da Padova. Erano in tanti nonostante le assolate giornate agostane fanno svuotare la città. «Baffo era una brava persona, amava il nostro territorio - racconta Silvia De Rosa, combattiva vicepresidente dell'attuale comitato di quartiere - ricordo benissimo quella foto, quell'anziano che sfidava la pioggia pur di stappare un tombino, un grande esempio di senso civico e di affetto verso Settebagni e tutta Roma».

IL SENSO CIVICO
«Abbiamo fatto tante lotte insieme, se Baffo vedeva una cosa sbagliata, combatteva». Il racconto è di Ennio Feliciani, 77 anni, l'unico rimasto del gruppetto di agguerriti residenti che hanno praticamente visto nascere Settebagni. E racconta perché Baffo ci teneva così tanto alle caditoie e a quella strada dove venne fotografato due anni fa: «Quando si trasferì, non c'era la diga sul Tevere e vicino a Salita della Marcigliana si allagava sempre, eravamo costretti a lasciare gli stivali sulla strada perché sapevamo che ci sarebbero stati utili».
Tre figli (Silvana, Angelina e Pasqualino), tre nipoti e 5 pronipoti. Baffo era bisnonno e una delle sue nipoti ha ereditato la passione per il quartiere. «Anche io faccio parte del comitato di quartiere - racconta Raffaella Rullo - mio nonno era un'istituzione, da giovane era molto impegnato per risollevare le sorti di Settebagni e qui lo conoscevano tutti». Un po' come Renato, il gestore dell'Osteria di Settebagni.

«UN'ISTITUZIONE»
«C'erano i tavoli dei fumatori, di chi giocava a carte e di chi beveva - racconta Massimiliano Benedetti, il figlio di Renato - conoscevo Baffo sin da quando ero bambino, aveva la saggezza dei puri, un po' come mio padre, pochi mesi fa ancora passeggiava per il quartiere, è un dolore non incontrarlo più».
Renato, Baffo ed Ennio vengono spesso citati anche nel gruppo Facebook Sei di Settebagni se ti ricordi.... Chiude Silvana: «Il mio papà era una persona buona, se sbagliavi ti affrontava e cercava di farti capire quale era la strada giusta». Magari senza caditoia ostruita.
 
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