Baffo se ne è andato e il post di Silvana che annunciava la sua morte ha ricevuto centinaia di commenti su Facebook. Ieri il quartiere dimenticato da Roma Capitale ma non dai romani lo ha salutato alla chiesa di Sant'Antonio da Padova. Erano in tanti nonostante le assolate giornate agostane fanno svuotare la città. «Baffo era una brava persona, amava il nostro territorio - racconta Silvia De Rosa, combattiva vicepresidente dell'attuale comitato di quartiere - ricordo benissimo quella foto, quell'anziano che sfidava la pioggia pur di stappare un tombino, un grande esempio di senso civico e di affetto verso Settebagni e tutta Roma».
IL SENSO CIVICO
«Abbiamo fatto tante lotte insieme, se Baffo vedeva una cosa sbagliata, combatteva». Il racconto è di Ennio Feliciani, 77 anni, l'unico rimasto del gruppetto di agguerriti residenti che hanno praticamente visto nascere Settebagni. E racconta perché Baffo ci teneva così tanto alle caditoie e a quella strada dove venne fotografato due anni fa: «Quando si trasferì, non c'era la diga sul Tevere e vicino a Salita della Marcigliana si allagava sempre, eravamo costretti a lasciare gli stivali sulla strada perché sapevamo che ci sarebbero stati utili».
Tre figli (Silvana, Angelina e Pasqualino), tre nipoti e 5 pronipoti. Baffo era bisnonno e una delle sue nipoti ha ereditato la passione per il quartiere. «Anche io faccio parte del comitato di quartiere - racconta Raffaella Rullo - mio nonno era un'istituzione, da giovane era molto impegnato per risollevare le sorti di Settebagni e qui lo conoscevano tutti». Un po' come Renato, il gestore dell'Osteria di Settebagni.
«UN'ISTITUZIONE»
«C'erano i tavoli dei fumatori, di chi giocava a carte e di chi beveva - racconta Massimiliano Benedetti, il figlio di Renato - conoscevo Baffo sin da quando ero bambino, aveva la saggezza dei puri, un po' come mio padre, pochi mesi fa ancora passeggiava per il quartiere, è un dolore non incontrarlo più».
Renato, Baffo ed Ennio vengono spesso citati anche nel gruppo Facebook Sei di Settebagni se ti ricordi.... Chiude Silvana: «Il mio papà era una persona buona, se sbagliavi ti affrontava e cercava di farti capire quale era la strada giusta». Magari senza caditoia ostruita.
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