Superiori, lezioni tra i disagi: scuole vecchie e aule chiuse

Superiori, lezioni tra i disagi: scuole vecchie e aule chiuse
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 13 Settembre 2019, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 12:31

Pareti scrostate, bagni fatiscenti, palestre obsolete. E poi infissi consumati, solai e tetti danneggiati a tal punto che più di un istituto ha dovuto interdire gli ultimi piani pensando così di mettere al riparo le classi sottostanti dalle infiltrazioni. Ma quando piove in più di una scuola ecco che spunta il secchio a raccogliere l'acqua. Con una casistica maggiore in periferia - senza però tralasciare situazioni analoghe nel Centro di Roma - gli istituti superiori si trovano costretti a riaprire trovandosi di fronte problemi alle strutture scolastiche che sono ormai datati nel tempo e che sono il frutto di una mancata manutenzione ordinaria delle strutture.

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Non è solo una questione di percezione visiva, perché le scuole superiori della Capitale (220 in città che salgono a 345 contate quelle nell'hinterland) in alcuni casi sono anche pericolose, in quanto sprovviste ad esempio di quei certificati che formalmente le dovrebbero dichiarare a norma. Non c'è solo la finestra rotta da riparare ma anche il sistema antincendio da verificare. «Da anni abbiamo chiesto alla Città metropolitana - commenta Mario Rusconi, a capo dell'Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio - un report preciso e puntuale sullo stato di salute delle scuole che tuttavia non è stato mai fornito e quasi tutti gli istituti, ad esempio, non sono in regola con l'antincendio». Cosa blocca il recupero di decine di scuole che, è vero, sono state costruite nella seconda metà del secolo scorso? Non è questione di volontà quanto più di reali possibilità. Servono finanziamenti che non ci sono a sufficienza e dunque non bastano a risolvere i problemi.

I FONDI
A fare i conti, qualche tempo fa, fu il direttore dell'VIII dipartimento Edilizia scolastica della Città metropolitana. Nelle casse dell'ex provincia per il capitolo scuole e manutenzione ci sono non più di 30 milioni di euro. Una cifra da capogiro a leggerla così, se non si scoprisse invece - come poi il direttore spiegò - che per il triennio 2018-2020 in fatto di manutenzione ordinaria e straordinaria il fabbisogno stimato per «Garantire le condizioni di sicurezza e di salvaguardia dell'incolumità dell'utenza scolastica è pari a 864.111.000 milioni di euro». Davide contro Golia. E a queste condizioni non si può fare molto se non garantire degli interventi tampone per coprire le emergenze anche se una programmazione di interventi seri e strutturali esiste da tempo ma di fatto non può essere attuata per insufficienza di risorse.

LE VERIFICHE SISMICHE
Le stesse ispezioni sulla vulnerabilità sismica - e il caso del liceo Artistico Caravillani lo insegna, chiuso da tre anni perché inagibile dopo il terremoto del 2016 - proseguono con una lentezza disarmante. Le analisi sono state fino ad oggi condotte su una manciata di scuole: non più di venti mentre è stata indetta una gara (con fondi Miur) per seguire le verifiche in altre 29 strutture. A questo si affianca il biglietto da visita (non dei più pregevoli) degli ambienti scolastici. Sono poche le classi, ad esempio, che possono contare 20 banchi e 40 sedie omogenee e integre. Senza contare le condizioni delle palestre, con i pavimenti consunti, gli attrezzi vetusti, e l'aspetto di cortili e giardini. In più di una scuola superiore, ad esempio, a falciare l'erba in questi giorni di riapertura hanno pensato i docenti e le famiglie, mentre in altri istituti l'erbaccia è cresciuta finanche sui tetti. Se non bastasse il capitolo sul decoro e sull'edilizia delle scuole, si può passare poi alla fornitura degli strumenti tecnologici: pc, tablet, lavagne elettroniche, proiettori. In un caso su tre a fare la differenza sono le donazioni di enti privati e fondazioni.
(Hanno collaborato Pier Paolo Filippi, Lorena Loiacono, Francesco Pacifico e Giampiero Valenza)
(2 - continua)

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