Tamponi sì, ma solo se lo chiede il pediatra. L’Ufficio scolastico regionale mette un freno alle regole fai-da-te, diverse da una scuola all’altra, sulle assenze in classe. Gli istituti finora si sono mossi in ordine sparso. «Molti presidi, per far rientrare i bambini, chiedono un certificato di negatività al virus anche quando non è previsto dalle regole nazionali o regionali, insomma quando non è necessario. C’è chi lo chiede per una rinite, un raffreddore», racconta Teresa Rongai, segretaria romana della Fimp, la federazione italiana dei medici pediatri. Questa babele di circolari interne, che varia a seconda del plesso, non fa che intasare i drive-in sanitari, già in sofferenza data la mole di richieste di tampone firmate ogni giorno dai medici di famiglia (oltre 25mila ogni 24 ore, a fronte dei 13-14mila test che riesce a gestire il Sistema sanitario regionale).
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Negli ultimi giorni a tutti i presidi del Lazio è stata spedita una direttiva con cui l’Ufficio scolastico, che fa capo al Ministero dell’Istruzione, chiede di attenersi strettamente alle procedure fissate dalla Pisana il 14 settembre, alla ripresa delle lezioni. «Non c’è alcun automatismo tra assenza e tampone», spiega Rocco Pinneri, il direttore dell’Usr. «Le linee guida sono chiare: il tampone è obbligatorio nel caso di contatti con soggetti positivi.
LE CHIUSURE
Un’altra raccomandazione spedita ai presidi, fa sapere l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, riguarda il controllo degli accessi. Controllo da rafforzare. «Bisogna evitare gli assembramenti all’entrata e all’uscita», dice D’Amato. Sulle chiusure in caso di contagi, l’assessore spiega che i nuovi criteri della Pisana tengono conto «del numero di alunni, delle classi e dei plessi di ciascun istituto. Non c’è un tetto oltre il quale scatta la chiusura, il punto di fondo è l’indagine epidemiologica e l’incidenza rispetto all’entità della scuola». Fino a oggi nel Lazio oltre 300 istituti hanno avuto almeno un positivo, anche se quasi sempre le indagini epidemiologiche hanno accertato che il contagio è partito lontano dai banchi. In famiglia. Oppure si è propagato attraverso le feste dove nessuno si cruccia più di tanto di rispettare regole e distanze. «Bisogna evitare le feste e ridurre la partecipazione alle cerimonie - riprende D’Amato - o si piega la curva dei contagi, oppure si torna indietro». A misure più drastiche. Anche se il Lazio, rispetto ad altre regioni, «sta tenendo, ma non dobbiamo abbassare la guardia», rimarca l’assessore.
Ieri si sono registrati altri 384 casi (due giorni fa erano 387), a fronte di 14mila tamponi. La rete degli ospedali, secondo l’Unità di crisi della Pisana, «pur sotto pressione, al momento sta rispondendo alle esigenze. L’Istituto Spallanzani è al 60% della capacità». Per sgravare i reparti, sono stati riservati 500 posti letto in hotel «per i casi clinicamente guariti e per chi non ha modo di svolgere la quarantena». Nel frattempo si moltiplicano i drive-in, per provare a ridurre code e attese record. Lunedì apriranno quello del Cristo Re e quello dell’Idi. Sempre lunedì saranno attivate le piazzole per i tamponi a Ladispoli, Monterotondo Scalo e Labico; da martedì aprirà il drive-in di Albano, destinato proprio alle scuole.