Covid, si torna a scuola: ripartenza al liceo Giulio Cesare a Roma

Covid, si torna a scuola: ripartenza al liceo Giulio Cesare a Roma
di Stefania Piras
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Martedì 1 Settembre 2020, 13:53 - Ultimo aggiornamento: 14:01

Anche quelli che non dovevano seguire i corsi di recupero oggi sono tornati a scuola, al liceo classico Giulio Cesare a Roma. Anche solo per rivedersi tutti e dire emozionati e bugiardi: «Che strazio, si ritorna!». Non è strazio ma felicità pura, il lockdown sembra alle spalle e c'è la voglia di recuperare le materie ma soprattutto il rapporto con i compagni. I ragazzi prendono confidenza su come sarà il ritorno in classe. Mascherina solo dopo aver varcato il cancello, fuori è ancora un optional. Si entra, ci si misura la temperatura guardando dritto il termoscanner, il registro con le autocertificazioni è pronto.

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Il corridoio segna le corsie di marcia, è facile «è come in metropolitana a Londra, un senso per entrare e uno per uscire», dice una ragazza che ritira una bottiglietta di acqua al distributore. Le aule sono vuote, spalancate. Lo schema è preciso: file da quattro con due banchi biposto attaccati a un banco monoposto, in modo da permettere di sedersi alterni, uno si e uno no. Se la disposizione cambia, sul pavimento ci sono dei bollini azzurri che indicano come riposizionare correttamente banchi e sedute. I banchi monoposto, il Giulio Cesare, li aveva già. Li utilizzava per gli esami di inglese Cambridge che sono molto severi e già prima del Covid disponeva che gli esaminandi dovessero stare a distanza (gli ispettori controllano che non ci sia nessuno scambio). 
 



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C'è un corso di recupero su Dante in svolgimento: due studenti in mascherina e la prof che chiede figure retoriche, immagini, aggettivi. La poesia che diventa prosa è dentro e fuori dal testo. Le scarpe battono nervose a terra, si guarda l'orologio, si sta seduti e si prendono appunti, soprattutto si risponde alla domanda diretta e non si può tentennare: la concentrazione è la prima competenza da verificare oggi. La professoressa è accanto alla cattedra, non davanti: il mobile è schiacciato contro il muro come una lavagna. Tornare in presenza vuol dire che il docente non è dietro ma di lato, si basa tutto sul suo dialogo con lo studente. 

Dovranno lavorare molto sulla concentrazione i professori. «L'impressione è che siano molto riposati, e bisogna rimettere in moto l'apprendimento», commmenta la docente di matematica. 

«Mi è mancata la scuola, tantissimo», dice Riccardo. «Sono stata in vacanza in Toscana, Trentino e Francia e ho sempre rispettato le regole», sottolinea Caterina. Il voto su come e quanto sono state seguite quelle regole non farà sconti, lo sanno i ragazzi. 

Le più felici sono le studentesse che stanno recuperando le lezioni di inglese per la certificazione Cambridge con il madrelingua. Distanziate, senza mascherina seguono attentissime. In fondo al corridoio c'è l'infermeria, è una stanza adibita all'isolamento se succederà che qualcuno manifesti sintomi del Covid-19 durante la giornata. 
Ma come sarà la ricreazione? Bella domanda. Qui dal 14 settembre torneranno circa 1000 studenti: il Giulio Cesare ha scelto di riprendere le lezioni in presenza al 100%, senza didattica mista. Il piano B consente di tornare alle lezioni a distanza ma intanto si è optato per il ritorno alla piena normalità e si sono sacrificati i laboratori di arte e fisica, e i due anfiteatri dove prima si organizzavano convegni e lezioni allargate con più classi. In quei venti minuti in cui si fa la pausa ricreativa si useranno con molta probabilità i due cortili esterni. Fondamentale sarà il servizio di vigilanza del personale Ata: la dirigente scolastica Paola Senesi aveva chiesto tre bidelli in più, gliene manderanno uno solo. 

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Anche i ragazzi chiedono un controllo: «Sappiamo che la scuola ha fatto e sta facendo molto, dovremo mantenerci distanti ma speriamo che ci sia un controllo perché non tutti siamo disciplinati e ci ricordiamo sempre cosa fare», ammette Caterina raggiunta da una compagna di classe che sprizza felicità da tutti i pori e che le stringe le braccia: una manifestazione d'affetto a metà tra un abbraccio inevitabile e l'uso responsabile e ancora non metabolizzato dei gomiti. 

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