Scontro sulla discarica. Raggi: «Mai più in città», la Regione: necessaria

Scontro sulla discarica. Raggi: «Mai più in città», la Regione: necessaria
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 22 Luglio 2019, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 08:03

Quasi un milione di tonnellate all'anno di indifferenziato: ecco la montagna che minaccia la Capitale e che invece di diminuire continua ad aumentare. Il Campidoglio dice no alla discarica. Ieri lo ha ripetuto Virginia Raggi («né a Pian dell'Olmo, né in nessuna altra zona») ma non spiega, almeno per ora, quale sarà l'alternativa. La Regione fa sapere che il piano dei rifiuti ormai pronto indica i fabbisogni di un territorio (e dunque di Roma) e non può imporre le scelte. Ma dai dati emerge che serve una discarica, perché la differenziata è ferma.

In Regione fanno anche notare che in commissione trasparenza erano stati proprio i vertici dell'Ama (appena nominati) a spiegare che servono impianti. E sarà difficile chiedere aiuto ad altre province e regioni, come in questi giorni, se Roma continuerà in questa inerzia senza fine.

CRISI
In questo modo, dopo che per tre anni a Roma non è cambiato nulla e anzi si sono persi impianti per strada (Salario, distrutto da un rogo), l'ultima crisi di giugno e luglio rischia di essere solo un antipasto di quello che succederà nei prossimi mesi quando chiuderanno le discariche di Colleferro e Roccasecca. Per il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, che ha tentato di fare dialogare Roma Capitale e Regione, potrebbe arrivare il momento di suggerire al governo la strada del commissario, che però significherebbe farsi carico di scelte impopolari. Altro dato: se il piano dimostra la necessità di una discarica, i progetti dei privati presentati in Regione con conseguente conferenza dei servizi rischiano di superare l'immobilismo dell'Ama.

NIMBY
Il piano regionale dei rifiuti, che nei prossimi giorni sarà approvato dalla giunta, spiegherà che Roma Capitale, anche alla luce dei deludenti risultati sulla raccolta differenziata, ha bisogno di una discarica per la parte indifferenziata (quasi un milione di tonnellate all'anno, ma ovviamente non finisce tutto in discarica) e probabilmente anche di un altro impianto di trattamento. Ma da Roma Capitale la sindaca Virginia Raggi spiega che dirà no a qualsiasi ipotesi di discarica, senza però chiarire quale sia il modello alternativo, alla luce del fallimento del porta a porta. Dopo la rivelazione del Messaggero sul piano regionale dei rifiuti, la Raggi ha scritto su Facebook: «Non vogliamo nuove discariche. Abbiano ospitato per decenni la più grande discarica d'Europa, a Malagrotta, ricevendo rifiuti da ogni parte d'Italia. Ora non abbiamo intenzione di tornare a quel passato fatto di disagio, gravi malattie per gli abitanti del posto e inquinamento della terra dove viviamo».

LA SITUAZIONE
In realtà ciò che serve a Roma non è un mega impianto come Malagrotta, dove finivano perfino rifiuti senza trattamento (e per questo intervenne l'Unione europea), ma una discarica di servizio dove portare ciò che resta al termine della lavorazione nei Tmb e che oggi viene riversato in altri territori.

Qual è l'alternativa? Raggi: «Roma punta su nuovi impianti di riciclo dei materiali, collaborazione istituzionale, aumento della differenziata e coinvolgimento diretto delle persone in attesa di un Piano Regionale che non deve punire la città di Roma ma rispettarla. Si tratta dello stesso rispetto per l'ambiente e per la vita delle persone che tutti noi chiediamo senza differenze politiche. Lo faremo coinvolgendo i cittadini e i sindaci del territorio dove c'è chi vorrebbe realizzare questo eco-mostro. Il mese scorso abbiamo creato la rete dei Comuni no-discarica a Pian dell'Olmo, perché non vogliamo nuove discariche né in quell'area né altrove. Vogliamo invece condividere insieme le scelte migliori per salvaguardare l'ambiente e tutelare la salute dei cittadini». Che significa? Non è chiarissimo. Realizzare nuovi impianti per il riciclo senza avere ridotto la parte indifferenziata non basta. I dati del resoconto del Dipartimento ambiente di Roma Capitale sono impietosi: l'indifferenziato nel 2018 è aumentato del 5,97 per cento rispetto al 2017.

L'unico progetto di Ama, che non ha ancora un piano industriale dopo tre anni di amministrazione Raggi, riguarda due impianti di compostaggio che però non lavorano l'indifferenziato.

E si torna dunque alla montagna di quasi un milione di tonnellate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA