Sassoli e Roma: un amore dalla scuola alla politica. Giovedì la camera ardente in Campidoglio

I suoi luoghi del cuore: da piazza Mazzini a piazza Margana, nel Ghetto ebraico

David Sassoli durante la campagna delle Primarie per il Campidoglio nel 2013
di Fabio Rossi
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Martedì 11 Gennaio 2022, 13:04 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 20:36

Un sindaco mancato, un romano acquisito ma innamorato della Capitale come pochi. Il rapporto tra David Sassoli e Roma parte da lontano e attraversa tutta la sua vita, dalla formazione all'impegno politico. Fino al suo impegno diretto per il Campidoglio, alle Primarie del 2013, quando scende in campo con lo slogan "Cambiare è Capitale".

Nato a Firenze, Sassoli si trasferisce giovanissimo a Roma al seguito della famiglia. Il diploma di maturità classica conseguito allo storico liceo Virgilio, nella centralissima via Giulia. Di formazione cattolica, da giovane frequenta anche l'Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani). Poi lo studio alla Sapienza, dove si era iscritto alla facoltà di Scienze politiche.

Quindi l'impegno profuso completamente nella professione giornalistica, sempre con la Capitale come teatro. Fino al 2009, quando sceglie la politica: si presenta capolista del neonato Partito democratico nella circoscrizione Italia centrale e venne eletto la prima volta con oltre 400 mila preferenze.

Nella vita privata si sposa con l'architetto Alessandra Vittorini, figlia dell'urbanista Marcello Vittorini, dalla quale ha avuto due figli, Livia e Giulio. Sassoli abita stabilmente a Roma, nella zona di Prati. Lì sono i suoi luoghi preferiti, dove si vede spesso in giro: da piazza Mazzini a piazza Margana, nel Ghetto ebraico. Ma quando può imbocca la Cassia e si sposta nella casa di Sutri, nella Tuscia viterbese. E poi il pianoforte, e la lettura della storia: rigorosamente «quella romana, centrata su Cesare».

Nel 2013 l'impegno per la sua città arriva al culmine, dopo i primi quattro anni di lavoro al Parlamento europeo. Scende in campo direttamente nelle Primarie del centrosinistra per il Campidoglio, poi vinte da Ignazio Marino, in una competizione a cui partecipa anche Paolo Gentiloni, che con lui condividerà la passione e l'impegno nelle istituzioni europee. Arriva secondo in quella corsa, ma dimostra una competenza e una passione per Roma che lo manterrà in seguito in testa alla lista dei desideri di gran parte del centrosinistra cittadino (e non solo) quando si dovrà pensare a una persona a cui rivolgersi per dare una sterzata alla Capitale. 

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Nell'autunno 2020 si torna infatti a parlare di lui come possibile sindaco, dopo che si era pensato a lui anche nel 2016. In tanti lo pressano per guidare la Capitale, considerandolo l'uomo giusto per unire tutte le anime del centrosinistra. Ma alla fine lui stesso in un incontro pubblico declina l'invito, sostenendo quindi la candidatura vincente di Roberto Gualtieri.

Legato fino alla fine alla Città eterna, che ora gli rende onore: giovedì la camera ardente in CampidoglioCampidogliosarà il luogo per l'ultimo saluto dei romani.

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