Sara Di Pietrantonio uccisa e bruciata, ergastolo a Paduano. Pena aumentata per stalking

Sara Di Pietrantonio uccisa e bruciata, ergastolo a Paduano. Pena aumentata per stalking
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Settembre 2019, 15:12 - Ultimo aggiornamento: 19:13

Ergastolo per omicidio stalking. È la sentenza inflitta dalla corte d'Appello di Roma nei confronti di Vincenzo Paduano, l'uomo che uccise e poi diede alle fiamme l'ex fidanzata Sara Di Pietrantonio il 29 maggio del 2016 in via della Magliana a Roma. Una decisione arrivata al termine di una camera di consiglio durata oltre due ore nel secondo processo d'appello per questa drammatica vicenda. La Cassazione, nell' aprile scorso, aveva infatti ordinato un nuovo processo ritenendo il reato di stalking non assorbito da quello di omicidio come invece fatto dai giudici d'Appello che avevano «abbassato» a 30 anni la pena per l'uomo, in primo grado condannato al carcere a vita.

Sara Di Pietrantonio, per Vincenzo Paduano anche l'accusa di stalking

Sara, uccisa e bruciata dall'ex, Paduano in aula: «Mi vergogno, sono un mostro» L'accusa: «Confermare l'ergastolo»
 

 


«Sara non ce la riporta più nessuno, nemmeno dieci ergastoli - ha commentato Concetta Raccuglia, madre della ragazza, lasciando il tribunale di Roma. Spero che tutto questo dolore possa servire per altre ragazze, altre donne che si trovano in questa difficile situazione dello stalking psicologico». Per la mamma della 22enne la Corte «ha fatto oggi qualcosa per gli altri, è stato riconosciuto lo stalking come reato autonomo dall'omicidio e punito in presenza di una violenza invisibile».

Sara Di Pietrantonio, tre anni fa il delitto di Vincenzo Paduano: strangolò e bruciò l'ex fidanzata
 


La giovane venne strangolata e poi data alle fiamme dall'ex nel tentativo di «cancellare qualsiasi prova». Una azione violenta, avvenuta nel cuore della notte in una zona periferica della Capitale, messa a punto nel minimi dettagli da Paduano che era presente in aula ma non ha avuto alcun tipo di reazione alla lettura della sentenza. Nel corso del primo processo di Appello aveva chiesto la parola per «chiedere scusa a Sara e alla su famiglia» e aveva detto di «vergognarsi profondamente per quello che ho fatto: mi sono macchiato della peggiore azione che un uomo possa fare e per questo mi definisco un mostro».



Paduano quella notte di maggio di tre anni fa, dopo giorni di minacce e vessazioni nei confronti della sua ex ragazza, in una strada isolata nei pressi di Ponte Galeria, aggredì Sara e prima di fuggire diede fuoco alla vettura. Per giorni, prima del femminicidio, Paduano aveva pedinato Sara e il suo nuovo fidanzato Alessandro, e aveva anche ripetutamente minacciato la giovane. Anche il giorno del delitto Paduano seguì Sara: attese la giovane, che si era incontrata col nuovo ragazzo, lungo la strada, si appostò e le tese un agguato in un tratto isolato. Quando vide l'auto dell'ex la speronò costringendola a fermarsi. I due ebbero un confronto aspro, una lite. Poi il femminicidio. Infine il tentativo di disfarsi del cadavere usando della benzina acquistata prima. «Questa è la vittoria della giustizia e la sconfitta dell' amore - ha affermato Nicodemo Gentile, legale del padre della ragazza. Non bisogna festeggiare per un ergastolo inflitto a un ragazzo giovane ma è giusto rimarcare quando una pena è meritata. La famiglia ha avuto la sua condanna tre anni fa con la morte della ragazza».



 

© RIPRODUZIONE RISERVATA