Santa Maria degli Angeli, rinascono le tele storiche

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Mercoledì 4 Marzo 2020, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 12:37

di Laura Larcan - Video Andrea Giannetti/Ag.Toiati

Il blu dei lapislazzuli brilla, quasi riverbera, nel cielo che abbraccia tutta la scena della Predica di San Girolamo. Una volta celeste monumentale, visto che la tela misura oltre 29 metri quadrati. I restauratori sono a lavoro, seduti sui trabattelli alti quattro metri. Il gigante di Girolamo Muziano (artista elegante e sontuoso della fine del 500) è adagiato sul bordo della tela, nella cappella del transetto trasformata in un laboratorio ciclopico di restauro a vista. È solo una delle titaniche sei tele cosiddette centinate della basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri che è al centro di un complesso e ardito intervento di restauro. Operazione non semplice visto la grandezza delle opere. La cura scientifica è della Soprintendenza speciale di Roma guidata da Daniela Porro, l'intervento di mecenatismo è tutto della Società Biagiotti Group. Proprio Lavinia Biagiotti ha voluto sostenere l'intervento in questa basilica cui era tanto legata la mamma Laura. «Amo molto la Basilica di Santa Maria degli Angeli, ci andavo spesso con mia madre - racconta al Messaggero Lavinia Biagiotti Cigna - e credo che Roma avesse bisogno di un nuovo biglietto da visita, soprattutto per i turisti che vi arrivano dalla Stazione Termini, che si trova a poca distanza. Ogni tanto vado a vedere i lavori e mi incanto seguendo le mani dei restauratori. Conservare l'arte è essa stessa una forma d'arte. E di sostenibilità». Due tele sono state ultimate. Vederle ora è uno spettacolo. La Caduta di Simon Mago di Pierre Charles Trémolières (1703-1739), e la Crocifissione di San Pietro di Niccolò Ricciolini (1687-1772). Luce, colori vividi, profondità prospettica. Ora si sta intervenendo sulla Resurrezione di Tabita di Emanuele Alfani e sul San Girolamo di Muziano, l'opera più antica, che sta regalando fior di sorprese. Si è partiti con una campagna diagnostica sui pigmenti. «Abbiamo scoperto che tutto il blu, dagli abiti al cielo, è composto da lapislazzuli - avverte Daniela Porro - Notoriamente un pigmento molto costoso, che la dice lunga sulla committenza. L'opera infatti fu voluta da papa Gregorio XIII per la sua cappella a San Pietro. Morirà mentre Muziano stava lavorando, nel 1585, e l'opera resterà nel laboratorio dell'artista non finita, così come è registrato nell'inventario post mortem dell'artista». Strategica è stata la riflettografia a infrarossi: «Il disegno è tutto di Muziano - spiega Roberta Porfiri, storica dell'arte della soprintendenza - I ritratti dei personaggi sono di altissima qualità per non essere del Muziano, solo piccole porziani sono state realizzate dall'allievo Cesare Nebbia, ma non solo. Le fonti raccontavano dell'intervento di un fiammingo, Paul Brill, che probabilmente si è concentrato nel paesaggio».

LE SCOPERTE
La scarsa visibilità per la distanza, la pellicola ingiallita, hanno sempre lasciato aperta la strade alle ipotesi. Ora, il restauro fa luce. Le tele non sono state restaurate direttamente sulla parete, ma staccandole e intervenendo anche sul telaio. «Questo ci ha permesso di scoprire che i telai sono tutti di castagno, settecenteschi, fatti proprio per essere spostati - precisa la restauratrice Maria Milazzi - perché hanno svelato delle cerniere al centro che permettono di chiudere le tele a libretto, con un sistema tecnico molto particolare». Lo spettacolo è da vertigine. Il deserto che accoglie la Predica di San Girolamo diventa, nella fantasia di Muziano, un paesaggio aspro, dove la natura non è addomesticata, che si apre in una veduta che abbraccia la profondità a suon di colori. Il restauro ha fatto riemergere uno spettro di colori dimenticati, nuance acide e cangianti, che echeggiano un'alba morbida, con verdi che declinano in azzurri, dove lampi di luce si aprono in chiarori diffusi. Le montagne sullo sfondo, i profilo nitido delle foglie in primo piano. Le altre due tele sotto cura saranno la Caduta di Simon Mago di Pompeo Batoni (1708-1787) e la Messa di San Basilio di Pierre Subleyras (1699-1749). L'inaugurazione sarà a giugno. Pensare che tutte queste tele colossali vennero spostate qui, nella basilica concepita da Michelangelo sopra le Terme di Diocleziano, da San Pietro. Alla metà del Settecento, quando il cantiere del Vaticano convertiva tutte le pale d'altare in mosaico. E per queste sei tele Luigi Valadier progettò tutto il riassetto decorativo della basilica. Per ottenere una pinacoteca gigantesca.

 

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