Roma, donna di 63 anni muore dopo 5 ricoveri in 45 giorni: inchiesta sugli ospedali

Roma, donna di 63 anni muore dopo 5 ricoveri in 45 giorni: inchiesta sugli ospedali
di Adelaide Pierucci
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Sabato 8 Maggio 2021, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 05:36

In quarantacinque giorni subisce cinque ricoveri per una colite ulcerosa e poi muore, improvvisamente, per un caso di sospetta setticemia. Vittoria Gualtieri aveva 63 anni e sperava nell'ennesima dimissione. Invece, la notte tra il 5 e il 6 maggio è morta. Era ricoverata al San Giovanni Addolorata, dopo una via crucis ospedaliera andata avanti per settimane. A piazzale Clodio sul caso è stata aperta un'indagine. Il pm Rita Ceraso procede per omicidio colposo e lunedì incaricherà il medico legalo Fabio De Giorgio dell'Università Cattolica, e Innocenzo Bertoldi, specialista in Chrurgia d'urgenza e pronto soccorso, di accertare le cause della morte.

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A denunciare è stata la figlia della signora Gualtieri, Ilaria Sette. «Chiedo accertamenti sulla morte di mia madre - ha scritto presentando una denuncia al commissariato di Monteverde - Chiedo che vengano sequestrate le cartelle cliniche, le varie diagnosi, che venga sottoposta ad autopsia.

Voglio sapere se la morte poteva essere evitata. Poche ore prima mi erano state annunciate le ennesime dimissioni».

GLI OSPEDALI
Il rimpallo tra ospedali comincia il 25 marzo. Vittoria Gualtieri sta male da giorni: quella che si rivelerà un'infiammazione intestinale non le dà tregua. La figlia, che vive con lei nel quartiere Fonte Meravigliosa, rivelatesi le cure consigliate dal medico di base ormai insufficienti, la accompagna al Pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Addolorata. La donna viene subito dimessa con la diagnosi di rettocolite ulcerosa e la disposizione di cure presso il proprio domicilio. I dolori restano costanti: il 7 aprile viene chiesto l'intervento di un'ambulanza. La paziente viene ricoverata al Sant'Eugenio, dove resta per due giorni al Pronto Soccorso in attesa del trasferimento al reparto. «L'apparente disinteresse sanitario - scrive la figlia nella denuncia - ha provocato in mia madre uno sconforto e una sfiducia che l'ha spinta a firmare le dimissioni il 10 aprile per recarsi in un'altra struttura».

La stessa sera, però, i dolori diventano insopportabili. E le due donne chiedono un nuovo intervento del 118. Altro trasferimento in ambulanza con la stessa destinazione: Sant'Eugenio. Dopo altri due giorni di Pronto soccorso, sembra per mancanza di posti a disposizione, la paziente viene trasportata alla clinica Annunziatella. Qui le viene prospettata la possibilità di un intervento chirurgico, mai eseguito. Una settimana dopo, un'altra dimissione, sempre col consiglio di seguire le cure a casa.
LA VISITA
Il 20 aprile la donna si reca al San Giovanni per una visita gastroenterologica di controllo. Ma lo specialista, viste le condizioni precarie, dispone direttamente il ricovero riservandosi di effettuare l'accoglienza presso il Pronto Soccorso. Allora per altri due giorni la paziente resta in attesa di essere portata in reparto. «Dopodiché - spiega la denunciante - abbiamo saputo che era stata trasferita nella clinica Villa Fulvia dove, ci è stato spiegato, avrebbe ricevute le cure più consone per la patologia». Il 5 maggio la famiglia si aspettava le dimissioni annunciate dalla struttura. Nel pomeriggio un improvviso crollo clinico spinge i sanitari a trasferire la paziente, in ambulanza, al San Giovanni. La notte successiva, la morte. L'ipotesi circolata è quella di un arresto cardiaco causato da una sepsi. La famiglia ha nominato un legale per seguire gli accertamenti.

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«Non vorremmo trovarci di fronte ad un caso di trascuratezza e malasanità dettate dalla esclusiva attenzione che molte strutture in questi mesi stanno dedicando al Covid a danno delle altre patologie considerate ordinarie - ha specificato l'avvocato Carmine De Pietro - La signora è entrata con dolori per una colite ulcerosa poco più di un mese fa e non è uscita viva».
 

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