Roma, violenta una volontaria in parrocchia e tenta di ucciderla: condannato a 8 anni factotum del Don Orione

Roma, violenta una volontaria in parrocchia e tenta di ucciderla: condannato a 8 anni factotum del Don Orione
di Adelaide Pierucci
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Lunedì 28 Giugno 2021, 06:39

Si è nascosto nella camera da letto della volontaria della parrocchia e quando lei è entrata l'ha subito aggredita, senza parlare. Le intenzioni dello sconosciuto, però, si sono rivelate subito. Prima le botte, poi il tentativo di strangolamento con la testa infilata nel water, e quando la vittima era ormai stordita i palpeggiamenti e i preliminari di uno stupro. Scenario dell'aggressione un appartamento annesso al centro di accoglienza della parrocchia di don Orione. Era il 26 giugno 2020, esattamente un anno fa. Il maniaco, si è scoperto poi, era il tuttofare della parrocchia, un quarantenne con disturbi psichici che ogni tanto si offriva di fare piccole commissioni. Ora per l'uomo, Pietro B., 38 anni, è arrivata la sentenza di condanna a otto anni di carcere per tentato omicidio e violenza sessuale. Una perizia ha stabilito che è affetto da un disturbo della personalità, un comportamento antisociale con caratteristiche psicotiche, ma nonostante ciò capace di intendere e di volere al momento del fatto.

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L'AGGRESSIONE
Un'aggressione improvvisa e particolarmente violenta, come ha ricostruito, nelle contestazioni, il sostituto procuratore Maria Gabriella Fazi, in base alle informative trasmesse dagli investigatori del commissariato Appio Latino e San Giovanni, che erano intervenuti nell'immediatezza dei fatti. «L'imputato dopo essersi nascosto all'interno della camera da letto di M., un'assistente volontaria della parrocchia sita in via don Orione, alla domanda di lei di cosa ci facesse in un angolo, senza alcun motivo, compiva atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte della parte offesa».


TENTATO OMICIDIO
L'uomo infatti le ha subito girato intorno al collo il laccio del suo portachiavi cercando di strangolarla, mentre le tirava anche pugni e calci, per poi trascinarla all'interno del bagno dove «con ferocia», ha specificato il magistrato, «le metteva la testa dentro il water e per di più strappandole ciocche di capelli».

L'incubo però è continuato, ha raccontato agli inquirenti la volontaria «Sempre nel tentativo di uccidermi, di strangolarmi o soffocarmi, mi ha girato intorno al collo anche il flessibile della doccia. Sanguinavo ma non si fermava. Non riuscivo nemmeno a gridare per chiedere aiuto». Il peggio è arrivato subito dopo. L'uomo ha allentato la morsa al collo per abbassare i leggins alla sua vittima. Voleva stuprarla. «Mi sono opposta in ogni modo. Seppure immobilizzata, ferita, ho cercato di proteggermi. Stringevo le gambe, provavo a urlare». A quel punto il tuttofare della parrocchia è scappato via. Una fuga inutile. È stato rintracciato nelle vicinanze dalle squadre di due volanti della polizia e arrestato. La volontaria, invece, è stata soccorsa con urgenza e ricoverata con prognosi riservata nell'ospedale più vicino. Aveva riportato un versamento cerebrale, la frattura del setto nasale, e «sintomatologia da soffocamento», hanno precisato i medici. L'omicidio e lo stupro, secondo gli investigatori, non sarebbero stati portati a termine «per circostanze non dipendenti dalla volontà dell'imputato». Ossia solo grazie al coraggio della vittima che è riuscita a lottare fino all'ultimo secondo. A far desistere l'improvvisato maniaco, pare, sia stato un rumore che proveniva da una stanza accanto.

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