Roma, ville e parchi tra degrado e cancelli chiusi

Roma, ville e parchi tra degrado e cancelli chiusi
di Mauro Evangelisti
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Domenica 23 Giugno 2019, 00:38
Parchi e ville chiuse per mancata manutenzione del verde. Succede anche questo a Roma, dove a febbraio la sindaca Virginia Raggi alzò bandiera bianca: a causa del vento decise la chiusura generalizzata per ragioni di sicurezza. Viste le condizioni degli alberi, c’era pericolo per l’incolumità pubblica. Trascorse un mese e da parchi e ville romane arrivava ancora un bollettino di guerra: il 22 marzo la Raggi decise la riapertura, ma per una decina di giorni rimase il divieto di accesso, mentre in altre realtà, come Villa Ada, continuava ad essere segnalato il degrado, con siepi altissime ed erbacce. Arriva giugno e di nuovo raffica di chiusure di parchi e ville. In questo caso si parla di 22 ville storiche (dal parco di Castel Sant’Angelo a Colle Oppio) perché i volontari dell’Associazione Carabinieri in Congedo Martiri di Nassiriya non avevano ricevuti i rimborsi. La Raggi corse tardivamente ai ripari, ma ormai la frittata era fatta. Il calvario del verde a Roma è anche oltre i cancelli, fuori da parchi e ville, ai margini delle strade, nelle aiuole, nei prati, dove gli interventi insufficienti alimentano la giungla metropolitana. E poi c’è il caso degli alberi schedati come pericolosi.

RISCHI
Quattromila alberi da abbattere subito, diecimila se si contano anche quelli con un grado di urgenza di poco inferiore. Eppure, la gara per individuare le ditte che devono passare dalla teoria alla pratica è durata due anni. Salvo rare eccezioni, ancora tutto è rimasto sulla carta. Sono ovunque: nei parchi, sulle strade, nelle piazze. Sono gli alberi ad alto fusto, pini e platani, contrassegnati dalla X. Secondo gli esperti andrebbero abbattuti, subito. L’elenco dei 4.000 alberi da eliminare per evitare pericoli è pronto da un anno. Come è possibile? Perché Roma Capitale ha confezionato l’ennesimo paradosso di un’amministrazione che ha individuato un rischio, ha stilato una lista, ma poi si è fermata?

La risposta è legata a una gestione farraginosa di due appalti che riguardavano il verde pubblico. Il primo, diviso in otto lotti (più due non assegnati) che coprivano l’intera città, doveva monitorare e analizzare la situazione del verde di Roma (330 mila alberi di cui 80 mila ad alto fusto). E quello ha seguito, tutto sommato, il percorso previsto. Il secondo invece doveva individuare le ditte che poi svolgessero l’intervento pratico di abbattimento degli alberi che sono ormai giunti a fine vita e che potrebbero cadere ferendo persone e danneggiando auto ed edifici. Ci si aspettava che le due operazioni corressero parallele, in modo che una volta completata la lista, vi fossero gli operai pronti a mettere in pratica quelle indicazioni. Non è andata così: la seconda gara si è trascinata per due anni e solo la settimana scorsa c’è stata l’aggiudicazione.
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