Roma, sesso nell'auto dei vigili: in macchina c'era una microspia, si valuta il revenge porn ai danni della donna

Roma, sesso nell'auto dei vigili: in macchina c'era una microspia, si valuta il revenge porn ai danni della donna
di Valentina Errante
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Giovedì 26 Novembre 2020, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 17:37

Si indaga per intercettazione abusiva. Perché è stata una cimice, piazzata ad arte, a captare, l'incontro intimo tra due agenti del XV gruppo della polizia municipale. La procura di Roma aveva già aperto un fascicolo sul plico recapitato al comando generale dei vigili urbani lo scorso giugno: due chiavette Usb con la registrazione ambientale di un rapporto sessuale e una lettera anonima che accusava due agenti in servizio di avere fatto sesso, in auto, durante il turno di controllo davanti a un campo rom di Tor di Quinto.
Due mesi dopo, quando il caso è stato trasmesso alla procura, non ci sono stati dubbi: sin dal primo momento al procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli è stato chiaro che quella registrazione non venisse dalla centrale, con la radio lasciata casualmente aperta, ma fosse un audio carpito illegalmente. Adesso un'informativa è arrivata anche al pm Paolo Ielo, anche se non c'è alcuna prova che i fatti denunciati siano avvenuti durante il pattugliamento, è solo la lettera anonima a riferirlo. I due agenti potrebbero essere sentiti proprio per chiarire e stabilire se davvero il rapporto sessuale si sia consumato durante il turno. Si potrebbe configurare l'interruzione di pubblico servizio. Ma difficilmente l'aggiunto, che coordina i reati contro la pubblica amministrazione, procederà, non ci sarebbero né gli elementi sufficienti né gli estremi.

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REVENGE PORN
Quello che si valuta, invece, in procura, è che l'intercettazione abusiva, l'invio dell'audio, la lettera anonima e anche la diffusione della notizia ad alcuni mesi dalla denuncia recapitata al Comando generale, rientrino in una strategia che punti a colpire la vigilessa. Una forma di revenge porn, fattispecie di reato, che prevede pene fino a sei anni e riguarda le vendette compiute attraverso la diffusione di immagini o video a sfondo sessuale senza il consenso dell'interessato. Nessun dubbio sul fatto che la registrazione e l'invio dell'anonimo siano avvenuti in un clima di veleni. La donna, tra l'altro, nel 2016, aveva denunciato, insieme a una collega un suo superiore. Il sovrintendente è attualmente a processo con l'accusa di violenza sessuale aggravata davanti ai giudici della prima sezione penale e l'agente è parte lesa.
E la stessa donna, qualche mese fa, aveva firmato una relazione al suo comandante riferendo delle attenzioni particolari e affatto gradite ricevute da un collega.
Nel frattempo ai due protagonisti della vicenda è stato notificata ieri l'avviso dell'apertura di un procedimento disciplinare.

Sono già stati trasferiti entrambi ad altro incarico e saranno sentiti nei prossimi giorni. L'accusa è di avere leso l'immagine del Corpo. Ma, come sottolinea il legale della donna, bisognerà stabilire «se a danneggiare la municipale non sia stato invece chi ha piazzato una microspia e diffuso l'audio». E intanto la sindaca Virginia Raggi è intervenuta sul servizio di Report, andato in onda lunedì, sui vigili urbani: «Episodi che dipingono un quadro inquietante di possibile corruzione nella Municipale. Le colpe di alcune mele marce non devono però cadere sulle spalle di chi lavora ogni giorno onestamente».

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