Roma, incubo in un palazzo dell'Eur, famiglia di stalker a processo: escrementi sul balcone dei vicini e minacce

Alla sbarra madre, padre e figlio. La denuncia di una coppia: "Ci hanno tagliato i fili del citofono"

Roma, incubo in un palazzo dell'Eur, famiglia di stalker a processo: escrementi sul balcone dei vicini e minacce
di Michela Allegri
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Giovedì 14 Aprile 2022, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 16:20

Musica a volume assordante, di giorno e di notte, fino alle prime ore del mattino. Ma anche rumori metallici fatti probabilmente con pentole e utensili, solo per disturbare gli altri condomini. E ancora: rifiuti ed escrementi buttati sul balcone dei vicini di casa. Un gesto di vendetta in risposta alle proteste e alle lamentele per quegli atteggiamenti incivili che rendevano difficile trascorrere le giornate in modo sereno. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: si tratta di stalking condominiale. E proprio con l'accusa di atti persecutori un'intera famiglia, residente in un palazzo in zona Eur, è stata rinviata a giudizio. Sul banco degli imputati ci sono Gampiero P., Patrizia B. e Gabriele P., padre, madre e figlio ventenne. Per l'accusa, dal 2017 a oggi avrebbero reso la vita letteralmente impossibile a una coppia che abita nello stesso stabile e che ha un bambino di 10 anni. Il gup ha accolto la ricostruzione della Procura e ha stabilito che a decidere sul caso sia il giudice ordinario.


I FATTI
Ma ecco i fatti. Secondo i magistrati, le vessazioni sarebbero iniziate nel 2017, dopo le prime proteste avanzate dalle vittime a causa della musica tenuta a volume troppo alto, sia di giorno che durante tutta la notte, fino all'alba. Dormire era diventato impossibile, così come riposarsi nel pomeriggio, nelle ore di pausa dal lavoro. Il bambino delle vittime, inoltre, faceva fatica a concentrarsi quando faceva i compiti ed era esasperato. Gli imputati avrebbero reagito alle lamentele nel peggiore dei modi: diventando ancora più fastidiosi e iniziando ad assumere toni minacciosi e provocatori.


LA PAURA
In un'occasione, la vicina di casa - si legge nel capo di imputazione - sarebbe stata seguita mentre era in macchina e stava accompagnando il figlio a scuola. Per paura sarebbe stata costretta a cambiare strada e a modificare i percorsi abituali.

I dispetti erano i più vari: dopo le lamentele, gli imputati avrebbero riempito di rifiuti il balcone dei vicini, buttandoci anche escrementi. E non è tutto. Madre, padre e figlio accusati di stalking avrebbero tranciato i fili del citofono dell'appartamento delle persone offese, in modo da creare un ulteriore disagio. Nel capo di imputazione il pubblico ministero Silvia Sereni sottolinea anche che, sempre per vendicarsi, gli imputati avrebbero «provocato continui rumori con oggetti di metallo in orario pomeridiano, tali da impedire il riposo». Le vittime sarebbero state «minacciate e molestate» per anni. E questo stile di vita avrebbe cagionato loro «un perdurante stato di ansia e di paura» e anche un «fondato timore per l'incolumità» dalla famiglia.


LA DENUNCIA
Cercare di risolvere di persona, con il dialogo, sembrava impossibile: il pianerottolo del condominio ormai si era trasformato in una sorta di ring, con insulti e minacce più o meno velate. Così, le vittime hanno deciso di sporgere denuncia, incaricando l'avvocato Eugenio Pini. «Nel 2011 la Corte di Cassazione ha elaborato la fattispecie dello stalking condominiale - ha dichiarato il penalista - il reato si configura in presenza di una condotta persecutoria contestualizzata nell'ambito dei rapporti condominiali, e in presenza di atti lesivi continuati nel tempo che inducono nel condomino che li subisce un disagio psichico, fisico ed un ragionevole senso di timore tale da condizionarne la vita di tutti i giorni. Ritengo che la giurisprudenza abbia correttamente ritenuto di dover tutelare la serenità domestica dei condomini». Ora, gli imputati si dovranno difendere dalle contestazioni a processo.

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