Roma, l’allarme di Unindustria: «Le imprese investono, ma la burocrazia va ridotta»

Roma, l’allarme di Unindustria: «Le imprese investono, ma la burocrazia va ridotta»
di Francesco Pacifico
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Venerdì 29 Aprile 2022, 00:18

«Sblocchiamo gli iter burocratici, le pratiche arretrate, che fermano sviluppo e innovazione anche in eccellenze». Angelo Camilli sferza la politica locale e nazionale e chiede misure di semplificazione per tagliare i tempi delle autorizzazioni alle aziende. Oltre a «aree industriali dignitose, infrastrutture fisiche e digitali all’altezza, un quadro regolatorio chiaro e un fisco non penalizzante». Altrimenti, spiega il presidente di Unindustria, tra Roma e il Lazio avremo nuovi casi come la Catalent di Anagni, di altre imprese costrette ad annullare investimenti e scappare all’estero perché la burocrazia non risponde nei tempi e nei termini adeguati. Questa battaglia è al centro della sua relazione, letta durante l’assemblea della Confindustria romana e laziale, che si è tenuta ieri al Teatro dell’Opera di Roma. Misure oggi più urgenti che in passato, visto che la crisi russo-ucraina già presenta il conto. «Le previsioni sul Pil più recenti - ha segnalato Camilli - stimano una crescita del 2,2 per cento nel 2022, in linea con l’andamento nazionale: ma erano del 4,1 a gennaio». Intanto, a peggiorare la situazione, c’è la bolletta dell’energia elettrica per le imprese: nel 2022 «salirà a 3,5 miliardi di euro, mentre prima del conflitto valeva 1 miliardo e mezzo e, nel 2019, 600 milioni». In quest’ottica si plaude alla scelta di Roberto Gualtieri di costruire un termovalorizzatore a Roma: «La sostenibilità si fa con la responsabilità delle scelte. Chi si oppone è contro il bene e il progresso della Città».

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LA POLITICA

Che la politica sia il vero protagonista dell’assemblea annuale di Unindustria, lo si comprende quando in sala entra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: senza che proferisca parola, scattano quattro minuti di applausi al suo arrivo, quasi il doppio - con standing ovation - all’uscita. Camilli, informalmente, ha spiegato che da parte sua o dall’associazione non c’era alcuna volontà di criticare le istituzioni locali presenti ieri al Teatro dell’Opera, cioè il sindaco Roberto Gualtieri e il governatore Nicola Zingaretti, «ma solo di sferzarli, spingerli a fare sempre meglio visto le opportunità che ci sono». 
Anche perché con “il Decennio di Roma” - la serie di eventi straordinari che si apre con la divisione dei fondi del Pnrr, il Giubileo, forse l’Expo e il Bimillenario della Croce nel 2023 - «la Capitale è una pagina fondamentale della trama di sviluppo del Paese, anzi il nostro booster».

Mentre il Lazio, sull’onda dei successi nella gestione della lotta al Covid, può lavorare «per gli appalti ad un “modello Lazio” con servizi dedicati alle imprese che vogliono avvicinarsi al mercato delle gare pubbliche».

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Entrando più nello specifico, Camilli chiede alla giunta di Zingaretti, per rafforzare l’impronta industriale del Lazio, di avviare una nuova fase di sviluppo, «sostenendo le imprese esistenti e attraendone di nuove, ragionando per filiere produttive e valorizzando gli ecosistemi della conoscenza. Usciamo, insieme, da un infinito replay di ripartenze». Per esempio sui fondi strutturali, «serve un monitoraggio sui risultati», affinché le risorse «non si disperdano in logiche da bonus». Eppoi si devono velocizzare le tempistiche delle autorizzazioni ambientali - «Non possono essere uno strumento ideologico per frenare gli investimenti delle imprese» -, completare lo sviluppo del porti o concludere la ricostruzione nelle aree colpite dal sisma. E il governatore, che ben comprende il sentiment della platea, prima spiega che «nel 2013 avevamo 28mila pratiche arretrate proprie sui temi ambientali, oggi siamo a 1000. Ma sono ancora troppe». Poi annuncia sia di aver chiesto al governo di congelare e ridiscutere il decreto sulle bonifiche Sin (quello che ha spinto la Catalent a spostare il suo investimento da 100 milioni in Gran Bretagna) sia «la nascita dell’ufficio supporto investimenti produttivi al servizio delle imprese e del lavoro». Invece a Gualtieri Camilli ricorda che «Roma è anche una città industriale ed è molto meno statica di quello che appare. Ma ha bisogno di ambizioni». Concorda il sindaco: «L’Italia ha un grande bisogno che Roma sappia assumersi in pieno il ruolo di Capitale del Paese».

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