Roma, arrestati ultrà laziali: basi segrete, spranghe e spedizioni: ecco come agivano

Basi segrete, spranghe e spedizioni: svelate le tattiche degli ultrà
di Michela Allegri
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Giovedì 14 Novembre 2019, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 10:09

Un'azione studiata, precisa, violenta. Una guerriglia urbana organizzata nei dettagli. Non solo per prendere di mira le tifoserie avversarie, ma anche per aggredire direttamente gli agenti di polizia in servizio per garantire la sicurezza in occasione delle partite più a rischio. Nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di 13 ultrà della Lazio - due sono ai domiciliari, per gli altri è stato disposto l'obbligo di firma - emerge la strategia del tifo violento. I ritrovi nella sede storica e nei pub di ponte Milvio per mettere a punto i dettagli d'azione, gli appuntamenti pre-match per raccogliere bombe carta, fumogeni, oggetti contundenti e spranghe da usare come armi.

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L'AZIONE
Si parte dalla sede degli Irriducibili in via Amulio, si studiano gli spostamenti dei rivali. Gli ultrà violenti si dividono in gruppi, per pattugliare tutte le vie che conducano allo stadio. Poi, il ritrovo, poco prima dell'incontro, in un pub a ponte Milvio, per partire in massa. I dettagli sono nell'ordinanza a carico di 13 tifosi biancocelesti per gli scontri in occasione della finale di Coppa Italia tra Lazio e Atalanta, lo scorso 15 maggio, culminati con l'incendio di un'auto della polizia locale e il ferimento di un agente. È il gip a sottolineare la gravità dei fatti, «posti in essere con preordinazione - scrive - con una precisa strategia». I tifosi violenti agiscono «compattandosi nei luoghi presidiati dalle forze dell'ordine, muniti di indumenti per travisarsi, oggetti contundenti e bombe carta». Il giudice parla di «personalità prepotenti e aggressive, prive di freni inibitori». Per l'accusa, è chiaro che l'obiettivo degli ultras non siano solo i rivali, ma anche e soprattutto le forze di polizia, prese di mira con aggressioni «preordinate» e «preventivamente organizzate».

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I LUOGHI
L'incontro per organizzare la battaglia è in via Amulio, nella sede degli Irriducibili. Prima di Lazio-Atalanta, la Digos stava monitorando quel luogo da giorni. Poche ore prima della partita, gli agenti hanno visto che gli ultras riempivano due macchine con armi e fumogeni. Una delle auto era stata subito intercettata e fermata: trasportava torce, petardi, una forbice e un manico di legno lungo 45 centimetri. La seconda, invece, aveva raggiunto Ponte Milvio, ed era parcheggiata di fronte al Beer Company, punto d'incontro del gruppo. Da quel locale i laziali erano partiti in 300, molti di loro avevano preso bastoni e petardi, avevano indossato cappucci, sciarpe e passamontagna, poi avevano riempito la strada e dato il via agli scontri. Altri avevano cercato di intercettare gli avversasi nelle vie della Balduina, altri ancora erano corsi in zona Farnesina, lungotevere Maresciallo Diaz. Ed era iniziato un fuoco incrociato contro agenti e rivali. Lancio di bottiglie, sassi, bombe carta. Transenne piazzate lungo la strada per bloccare i poliziotti.

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Gli indagati sono quasi tutti Irriducibili, in molti hanno precedenti anche gravi e, in generale, specifica il gip, sono «soggetti inclini a non rispettare le regole». Tra loro spiccano Ettore Abramo, detto Pluto, e Aniello Marotta: sono entrambi ai domiciliari. Sarebbero loro i responsabili del rogo: avrebbero gettato un fumogeno dentro alla macchina della polizia. Abramo è un elemento di spicco della tifoseria: fedelissimo di Fabrizio Piscitelli, il Diabolik ucciso con un colpo alla testa al parco degli Acquedotti, aveva firmato insieme a lui il volantino sessista - «le donne dalla decima fila in su» - distribuito nell'agosto dello scorso anno in Curva Nord. Ma sotto inchiesta - con obbligo di firma - c'è anche Lorenzo Bernabei che, da minorenne, nel 2016, aveva partecipato al tentato omicidio di un ragazzo in piazza Cavour. E ci sono anche Luca Antonini - già denunciato per gli scontri di gennaio durante i festeggiamenti per la nascita della Lazio -, Daniele Piselli, noto alla Digos per l'appartenenza al gruppo ultras In basso a destra, Gianluca Meucci, Luca Colapicchioni - nel bagagliaio della sua auto è stata raccolto l'arsenale per la guerriglia -, Simone Mingarelli, Giacomo Francucci, Lucio Casella, Valerio Bastioni, Alberto Pasquali.

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