Roma ti amerò fino a sfregiarti. Si potrebbe parafrasare il titolo di un famoso film di Lawrence Kasdan. Tanto lo humour nero è lo stesso. Dopo la vicenda della Galleria Borghese, dove lo scorso 4 maggio pomeriggio una turista americana è caduta accidentalmente (sembra per un malore improvviso) ed ha lacerato l’opera di Guido Reni (un danno di tre centimetri sulla scena di” San Francesco riceve le stimmate” su un lato dello Stendardo di San Francesco) del 1610, i riflettori sono puntati sulla salute dei tesori d’arte della Città. Vero che la povera visitatrice della Borghese non aveva nessuna indole vandalica, anzi: è rimasta scioccata per molto tempo quando si è accorta di aver lesionato un frammento della tela seicentesca (ora soccorsa con l’applicazione di una velina in cellulosa fatta aderire alla superficie del dipinto con un adesivo acrilico totalmente rimovibile).
Roma, malore alla Galleria Borghese: cade e strappa la tela "San Francesco" di Guido Reni
Ma lunghissima è la lista di danni provocati da turisti in visita. Il Colosseo in pole position. Paga lo scotto di essere il monumento-icona.
Ma la conta è alta a Roma. Le fontane sono un appuntamento fisso per vandali seriali in visita a Roma. Basti pensare alla devastazione della Barcaccia del Bernini a piazza di Spagna dall’orda di migliaia di tifosi ubriachi del Feyenoord. O lo sfregio alla Fontana di Trevi, danneggiata alla vigilia di Ferragosto del 2018 da un giovane romeno di 21 anni che incideva il proprio nome sul marmo originale del monumento settecentesco. Tra i casi più clamorosi il “nerd” dei sassi che prima rovinò la fontana del Moro a piazza Navona e dopo tre ore attentò alla Fontana di Trevi (2011). Senza dimenticare la fontana della Dea Roma a piazza del Popolo, sul lato del Pincio, che in una notte del 2013 perse il timone che reggeva il dio Tevere.
E che dire dei giochi da Arancia meccanica sui busti ritratto del Pincio e del Gianicolo, dei monumenti en plein air a Villa Borghese, spesso decapitati. Fino alla parodia degli atti vandalici, la Fontana di Trevi tinta di rosso dal post-futurista Graziano Cecchini e le 500 mila palline a cascata sulla scalinata di Trinità dei Monti.