«Pagate a me, avrete lo sconto»: così truffava i ristoranti chic del centro di Roma

«Pagate a me, avrete lo sconto»: così truffava i ristoranti chic del centro di Roma
di Marco Carta
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Domenica 17 Febbraio 2019, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 16:10
Guida turistica, autista. E all’occorrenza ristoratore. Un ruolo diverso a seconda degli interlocutori. Come un vero e proprio attore professionista, disposto a tutto pur di ripulire decine di turisti stranieri e raffinati ristoranti del centro storico. Dai saltafila a ridosso dei monumenti più importanti, ai centurioni, fino ai finti facchini. Molteplici sono gli stratagemmi utilizzati dai questuanti di strada in cerca di soldi. Quella del 59enne O.G., originario di Potenza, era però una vera e propria arte del raggiro, che a distanza di quattro anni dai fatti, tuttavia, lo ha portato la scorsa settimana a processo per truffa di fronte al giudice monocratico. «Sono l’autista di quella comitiva». E’ così che il 31 maggio del 2014, l’uomo si era presentato allo storico ristorante Pierluigi, in piazza dei Ricci, indicando «un gruppo di americani - come si legge nel capo d’imputazione - già presenti all’interno del locale». Con fare distinto e senza esitazioni, come d’obbligo in un posto del genere. «Sono venuto a riprendere i miei ospiti», così aveva detto. Anche se quegli americani, circa 20, non lo avevano mai visto. Tanto che quando si presenta a loro come il padrone del ristorante, nessuno dubita. «Se pagate in contanti il prezzo della cena è più basso», dice agli americani che ancora non hanno finito le specialità di pesce cucinate con arte dallo chef. Secondo la ricostruzione dell’accusa, rappresentata in aula dal pm Olivia Mandolesi, l’uomo «a fronte di un cospicuo sconto - si legge nelle carte - chiedeva ai commensali il pagamento in contanti del conto raccogliendo circa 750 euro». Incassato il bottino, però, il finto ristoratore fugge. «Vado a prendere l’auto», dice al vero proprietario del ristorante. Ma non tornerà più. 

«Per fortuna è stato ripreso dalle telecamere - racconta il titolare Lorenzo Lisi - Non ci era mai successa una cosa così imbarazzante». Pochi mesi dopo, il 20 luglio, ai titolari della nota Osteria Simmi, in via di S. Paolo della Regola, il 59enne si presenta invece come la guida turistica di un gruppo di tedeschi, circa 35, accalappiati in strada il giorno prima. La comitiva si fida di lui. E quando l’uomo gli prospetta il pagamento agevolato della corposa cena a base di pesce, tutti mettono mano al portafoglio contenti, vista la cifra irrisoria. «Sono 10 euro a testa. Dateli a me». Una volta presi i soldi, il copione si ripete. «E’ uscito dicendo che sarebbe andato a prendere altri turisti», ricorda Laura, la mamma della titolare Elisabetta Simmi. «Ha lasciato qui la giacca, ci siamo fidati. Ma poi non è più tornato». La beffa nel loro caso è duplice. Una volta emerso il raggiro, infatti, nessuno si preoccupa di saldare il conto. «I tedeschi si sono rifiutati di pagare la ricca cena che avevano consumato. I soldi li abbiamo dati alla guida, dicevano. Sono usciti a testa bassa senza tirare fuori un euro. Abbiamo preso uno schiaffo a destra e uno a sinistra, insomma». 
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