Roma, dietrofront Ama: dal piano sparisce il termovalorizzatore

Rifiuti in via Portuense
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 7 Gennaio 2020, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 12:17

I Cinquestelle alzano il pressing. E dal piano industriale dell’Ama sparisce il termovalorizzatore. Parola tabù del grillismo primordiale, era stato il nuovo amministratore unico dell’Ama, Stefano Zaghis, manager milanese chiamato da Raggi tre mesi fa a salvare l’azienda, a tentare il cambio d’approccio: spazzare via le ideologie stellate per mettere nero su bianco un piano che permettesse alla malridotta società del Campidoglio non solo di offrire un servizio migliore ai romani, ma anche di svenarsi sempre meno per portare l’immondizia fuori città.

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La mission di Zaghis è riuscita, ma solo in parte: perché Raggi e la sua turbolenta maggioranza in Assemblea capitolina hanno accettato l’idea di realizzare una discarica - anche se non c’è accordo su dove costruirla - tanto da mettere a bilancio un mutuo da 100 milioni per finanziarla. Sul termovalorizzatore, però, i grillini non sono disposti a cedere. Anche se in tante altre realtà europee questo tipo di impianti funziona eccome, senza impatti ambientali grazie alle nuove tecnologie (famoso è il caso di Copenaghen dove la gente ci scia sopra), e anzi producendo energia che permette di alleggerire le bollette dei consumatori.

Tant’è. La pattuglia grillina in Aula Giulio Cesare, divisa su tanti progetti in queste settimane - dal bilancio agli sgomberi al toto-discarica - su una cosa si è ricompattata: no al termovalorizzatore. Tanto da avere votato il 10 dicembre una mozione d’indirizzo che chiedeva alla giunta di scongiurare la realizzazione di un impianto di questo genere nel territorio di Roma. Nulla di vincolante, del resto una mozione simile chiedeva alla Raggi di impugnare al Tar l’ordinanza della Regione pro-discarica, mossa che la sindaca non ha mai fatto, anzi ha optato per la collaborazione con la Pisana. Ma è un atto che ha comunque convinto il numero uno della partecipata a ingranare la retromarcia: addio al termovalorizzatore. Resiste l’ultimo totem grillino.

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Il resto del piano industriale invece dovrebbe tenere: ci sarà la discarica di servizio e ci saranno anche i due impianti Tmb - sta per “trattamento meccanico-biologico” - siti di ultima generazione che una volta realizzati dovrebbero mandare in soffitta il vecchio centro di Rocca Cencia, inviso ai residenti e obsoleto dal punto di vista dei macchinari, tanto da ricorrere a continue “toppe” con la manutenzione. I tempi della chiusura però non sono ancora stati definiti.
Zaghis, in ogni caso, è soddisfatto. Rispetto ai quattro scenari ipotizzati, un crescendo di soluzioni per portare Roma all’autosufficienza, si arriva al 75%. Non poco dato che fino al 2018 Raggi ripeteva: niente discariche né inceneritori. Certo, senza il termovalorizzatore toccherà continuare a spendere per portare il pattume dell’Urbe fuori città, negli altri impianti. Anche se la Tari, che per i romani è già tra le più salate d’Italia, non dovrebbe aumentare: a patto che la discarica, almeno quella, sia realizzata.

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