Strade fuori controllo, il flop delle telecamere: una su 5 non funziona

Strade fuori controllo, il flop delle telecamere: una su 5 non funziona
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 6 Agosto 2019, 10:08
Il Grande fratello di Roma ci vede male. Una telecamera su 5 è difettosa, come risulta dalle ricognizioni del Campidoglio. Interi angoli della città, dai quartieri più centrali alle borgate, rimangono senza controllo, quantomeno elettronico. Come le vie di Prati, primo municipio, dov'è avvenuto l'omicidio del carabiniere Cerciello Rega: zero impianti attivi nel luogo dell'agguato, solo qualche telecamera privata nei paraggi. Gli occhi elettronici del Comune? Non pervenuti. Servirebbero investimenti milionari per far sì che l'Urbe si metta al passo delle altre metropoli occidentali, dotate quasi tutte di una videosorveglianza di ultima generazione, con tanto di riconoscimento facciale (che però non sempre ha raccolto consensi, vedi le proteste di Londra); da noi invece non si riescono a spendere nemmeno i fondi già stanziati o per cui il Comune ha completato i progetti da mesi.

I LIMITI
«Molti impianti sono datati - racconta Marco Cardilli, il delegato alla Sicurezza del Campidoglio - come amministrazione realizziamo periodicamente controlli sull'efficacia delle telecamere e quello che emerge è che circa il 20% andrebbe ammodernato». Lo stesso dicono i documenti interni del Comune: «Molti dei sistemi di videosorveglianza, ormai installati da alcuni anni, sono obsoleti e/o hanno raggiunto il fine vita», hanno scritto gli esperti dell'Ufficio Impianti tecnologici. Molti apparecchi addirittura sono «a funzionamento analogico», altro che digital technology. Sistemi stra-superati, peraltro difficilissimi da tenere in funzione, essendo telecamere «ormai difficilmente reperibili sul mercato e non riparabili». Insomma, sono talmente vecchie che i ricambi non vengono nemmeno più fabbricati.

In teoria qualche fondo per rinnovare la rete ci sarebbe. Ma per paradosso non si riesce a spendere. Colpa della burocrazia limacciosa e del rimpallo tra uffici. La Regione Lazio nel 2018 ha stanziato un milione di euro per installare le telecamere nei campi rom e nelle zone infestate dai roghi tossici. Quante ne sono state montate? Neanche una. Il Comune ha inviato un progetto alla Pisana e attende risposte, mentre gli unici soldi spesi, circa 300mila euro, sono stati utilizzati per alcune bonifiche. Utili, sicuramente, ma non per colmare il gap tecnologico (e di sicurezza). Anche i fondi chiesti dal Campidoglio al Viminale sono congelati: Roma ha partecipato al bando, ha spedito i progetti, ma non è in cima alla graduatoria del Ministero. Risultato: tocca avere pazienza. Soprattutto tocca accontentarsi della rete di oggi, con i suoi limiti.

Alla Sala Sistema Roma del Campidoglio sono agganciate 1.674 telecamere dei vigili, più quelle della Sovrintendenza ai beni culturali, del Dipartimento Lavori pubblici, dell'Atac e dell'Agenzia della Mobilità. Secondo l'ultimo rapporto dell'Anci, Roma è la città con più telecamere d'Italia: 3.222, contro le 2.161 di Milano. Ma è un dato grezzo e la prospettiva cambia se si mette in rapporto all'estensione del territorio cittadino: a Milano si contano 11,9 telecamere per chilometro quadrato, a Roma 2,5. E nemmeno funzionano tutte.
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