Tari, è boom di evasori: paga un romano su due

Tari, è boom di evasori: paga un romano su due
di Francesco Pacifico
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Sabato 31 Ottobre 2020, 00:47

Alla scadenza del 30 settembre soltanto un romano su due ha risposto presente. E pagato la prima rata della Tari, la tassa sui rifiuti. Complice il Covid e la crisi che non ha risparmiato né famiglie né imprese, arrivano brutte notizie per l’Ama, che ha mandato bollette per 407 milioni di euro e ha incassato - per poi girarli all’azionista Roma Capitale - soltanto 203 milioni. In pratica, la metà. Stando a quanto trapela da via Calderon de La Barca, il grosso della morosità risiederebbe nelle 300mila utenze non domestiche, cioè tra i titolari di bar, ristoranti, negozi e aziende. Anche molte famiglie avrebbero fatto fatica a pagare il balzello.

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La morosità della tassa sui rifiuti non è una novità nella Capitale: negli ultimi anni chi si dimenticava di pagarla o la versava in ritardo superava anche il 40 per cento.

Non a caso, nell’ultimo piano tariffario approvato da Roma Capitale è previsto che circa 103 milioni di euro di Tari che Ama non ha incassato, possano essere “cartolarizzati” (e a comprare parte di questi crediti da riscuotere è stato lo stesso Comune) oppure facendoli pagare all’utenza. A rendere ancora più travagliata la vicenda di questo tributo ci sono poi i contenziosi, con alcuni comitati di quartiere come quello di Settebagni, che si sono visti concedere dalla Commissione tributaria un rimborso perché i cassonetti davanti alle loro case non venivano svuotati e i sacchetti rimanevano per giorni in strada. Sì, perché nella Capitale si versano di Tari circa 78 euro in più che nel resto d’Italia e la raccolta della spazzatura, la pulizia della città e la filiera dello smaltimento fanno acqua da tutte le parti. Come dimostrano le varie emergenze rifiuti che colpiscono Roma almeno 4 o 5 volte all’anno.

IL RECUPERO
Toccherà alla stessa Ama, che è agente riscossore del Comune, mandare un sollecito ai morosi. Però dall’azienda fanno notare che dietro al minor gettito recuperato quest’anno ci sono delle circostanze da non sottovalutare. Innanzitutto la crisi del Covid, che ha impoverito soprattutto chi ha un reddito legato all’industria e al terziario, mettendo in questo ampio calderone sia negozianti, esercenti e piccoli imprenditori sia famiglie dove vi sono dipendenti di questi tre mondi. Poi bisogna fare i conti con la promessa del Campidoglio - non mantenuta per mancanza di risorse dal governo - di tagliare la Tari a chi ha pagato più del dovuto la congiuntura (è stata sospesa soltanto la prima rata fino al 30 settembre) e le modalità di sconto previste da Arera. L’autorità ha stabilito una riduzione del 20 per cento per le famiglie e del 25 per le aziende, che si sono viste ridurre il reddito dal Covid o che sono rimaste chiuse e non hanno prodotti rifiuti. E nell’ultimo piano tariffario il Comune ha dato tempo agli interessati di presentare richiesta entro il 31 dicembre. In via Calderon de La Barca ammettono, però, che le pratiche finora depositate non sono state ancora vagliate. Di conseguenza, il caos potrebbe soltanto aumentare.

Nelle ultime riunioni con le associazioni dei commercianti, Virginia Raggi non ha escluso ulteriori tagli per la seconda rata, se ci saranno le condizioni. Fatto sta che, in estrema conclusione e con la prima tranche, il Comune si ritrova con meno fondi. Soldi che come prevede la legge devono essere destinati a Ama per il finanziamento del contratto di servizio per raccogliere l’immondizia, tenere pulite le strade e mandare in discarica o negli impianti di lavorazione i rifiuti dei romani.
 

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