Roma, condoni truccati, ecco le tariffe: mille euro per un pratica, 150 per una firma falsa

Roma, condoni truccati, ecco le tariffe: mille euro per un pratica, 150 per una firma falsa
di Michela Allegri
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Venerdì 26 Giugno 2020, 07:03

La media era di 1.000 o 1.500 euro a pratica, ma il prezzo poteva salire a seconda della delicatezza dell'incarico. La banda che per anni avrebbe gestito sottobanco centinaia e centinaia di pratiche di condono edilizio nel Comune di Roma, intascando mazzette in cambio di agevolazioni, agiva secondo un «tariffario» preciso e consolidato. E anche gli escamotage per manipolare la procedura erano collaudati: perizie false corredate di servizi fotografici ritoccati, documenti retrodatati e anticati per farli sembrare vecchi di anni. Lo scrive il gip Claudio Carini nell'ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per sei persone, accusate di corruzione, falso e truffa, per avere pilotato tantissime pratiche in modo da fare ottenere ai clienti del sistema parallelo una sfilza di condoni abusivi e di permessi illegali.

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I PREZZI
Marco Ursini, storico funzionario dell'Ufficio condoni, avrebbe agito con la compagna Cristiana Berardi, dipendente capitolina indagata a piede libero. Ursini è ai domiciliari insieme a quattro impiegati di Risorse per Roma, Daniela Lazzari, Ottavio Santilli, Sandro Alia, Marco Martone, e al geometra Fabrizio Donatiello.
Il gip sottolinea che gli indagati si sarebbero adoperati «dietro compenso in denaro, secondo un tariffario elaborato per le diverse situazioni, per l'aggiustamento o anche solo la rapida definizione delle pratiche edilizie». I servizi, e i prezzi, erano diversi. Dalle indagini dei carabinieri della compagnia Roma Eur, coordinati dalla pm Nadia Plastina, emerge che il lavoro costava circa 1.000 euro a pratica, ma con alcune differenziazioni: per immobili o locali che valevano più di un milione venivano chiesti almeno 2.000 euro. Per ottenere sottobanco la copia di un progetto, invece, il prezzo era 250 euro; altri 150 venivano chiesti se servivano firme false. «Mettici uno scarabocchio», dice un indagato intercettato. E ancora: per 2.000 euro si potevano ottenere sanatorie e definire rapidamente l'iter burocratico, e anche indicazioni su come pagare meno oneri del dovuto. Le informazioni riservate sullo stato delle istruttorie costavano in media 200 euro, mentre per trattare una pratica con una procedura di anticipo il gruppo di solito chiedeva 150 euro. Per le procedure d'urgenza e la velocizzazione nella trattazione della documentazione venivano chiesti, in base alla mole di lavoro, circa 500 euro, con 100 euro da pagare extra per la consegna della pratica fuori dall'ufficio.

LE INTERCETTAZIONI
Le intercettazioni, per la Procura, sono chiare. «Questa si è presentata con 500 euro - dice Martone a proposito di una cliente - Che ci devo fare con sti 500 euro?». E la Lazzari: «No, vabbè, mo gli scrivo». Poco dopo la donna telefona al collega per informarlo che ha comunicato alla cliente che il prezzo è di 1.000 euro a pratica: «Quella pensava 1.500 tutto». Martone replica: «See, ciao». E ancora: Ursini, da settembre 2016, avrebbe gestito 15 richieste di concessioni in sanatoria che avrebbero permesso a un imprenditore di ottenere il rilascio delle concessioni e «omettere di versare 180mila euro circa di oneri». Per il servizio avrebbe incassato almeno 10mila euro. Ne avrebbe dovuti ottenere altri 37.500 dall'imprenditore Fabrizio Amore per alcune operazioni riconducibili al gruppo Sanigest Spa di Simonetta Garofalo. Nell'inchiesta, invece, non risultano coinvolte l'Aurelia 80 spa e la Casa di cura Città di Roma, che includono le storiche strutture sanitarie romane Aurelia Hospital, European Hospital, Casa di Cura Città di Roma, Samadi e Hospice S. Antonio, dei fratelli Raffaele, Antonio e Mario Garofalo, «il cui nome è stato spiacevolmente ed erroneamente accostato ai fatti oggetto dell'inchiesta», sottolinea l'avvocato Alessandro Diddi, che rappresenta le società della famiglia.

I TRUCCHI
Al prezzo di 250 euro, inoltre, gli indagati erano in grado di fare sparire un documento all'interno di un fascicolo.

Ed era questo uno dei trucchi più utilizzati per manipolare le pratiche, oltre alle perizie taroccate e alle foto «ritoccate ad arte», sottolinea il gip. Come quando Ursini sarebbe riuscito a evitare la demolizione di una struttura fingendo che il contraccolpo avrebbe provocato il cedimento di parti strutturali dell'intero immobile: «Gli ho fatto recuperare 150mila euro dallo Stato attraverso i condoni che sono stati rigettati - raccontava intercettato - hanno fatto la perizia che se demolivano quelli venivano meno le parti strutturali». Ursini aveva dei consulenti di riferimento in grado di taroccare fotografie e documenti.

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