Non è un mistero ed è più che una suggestione: aprire lo Stadio a Pietralata per il 2027, anno del centenario della fondazione della As Roma. L’obiettivo dei Friedkin sembra delineato sin da quando, a febbraio 2021, decisero molto a sorpresa di chiudere con Tor di Valle. Da quel momento, in Campidoglio, durante il crepuscolo Raggi, ci si impegnò, con la mediazione essenziale del Pd e del suo capogruppo di allora, Giulio Pelonzi (oggi nello staff del sindaco Gualtieri), per annullare tutto l’iter di Tor di Valle. Incassato quel voto, la Roma, come da promessa fatta ai tifosi all’atto della rinuncia a Tor di Valle, si è buttata a corpo morto sul nuovo progetto. Prima l’arrivo di Stefano Scalera dal ministero delle Finanze che, in un anno di lavoro, “sfoglia la margherita” di una serie di aree: Velodromo all’Eur, Mercati Generali/Gazometro a Ostiense, Tor Vergata, Olimpico, Flaminio e Pietralata. Alla fine, la scelta cade su Pietralata che è quasi come la volevano i Friedkin: semicentrale, di proprietà pubblica, ben servita dai trasporti.
INCOGNITE
Per raggiungere l’obiettivo 2027, però, le incognite sono davvero ancora molte.
In occasione della gara di Europa League contro l’Helsinki, il sindaco Gualtieri, presente all’Olimpico, interrogato dai giornalisti su questo rischio, aveva mantenuto un atteggiamento di prudente ottimismo: «Noi abbiamo ovviamente esaminato tutti gli aspetti giuridici del tema e ne seguiremo gli sviluppi ma siamo fiduciosi sulle valutazioni che sono state fatte da noi e dalla società».