Roma, Ceroli: «La mia opera per Italia 90 dimenticata. Il Comune indifferente verso la rovina della città»

Roma, Ceroli: «La mia opera per Italia 90 dimenticata. Il Comune indifferente verso la rovina della città»
di Laura Larcan
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Domenica 27 Settembre 2020, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 07:30

Indignazione e dolore. Sono i due stati d'animo del maestro Mario Ceroli di fronte alla «maleducazione» con cui viene trattata la sua opera, Goal, la monumentale scultura creata per i Mondiali di calcio del 1990, incastonata nei giardini di viale Tiziano, e lasciata come una creatura aliena a morire nell'abbandono più desolante. All'indomani della denuncia del Messaggero, che ne ha documentato le condizioni di degrado diffuso, pur essendo un monumento in consegna alla tutela della Sovrintendenza capitolina, e quindi dell'amministrazione comunale, arriva tutto lo sfogo di Mario Ceroli.

Roma, la scultura per Italia 90 lasciata marcire dal Comune davanti al Palazzetto
 

 

LA REAZIONE
«Da oltre dieci anni, con il mio avvocato Gianluca Indaco, denuncio e sollecito un intervento del Comune di Roma per individuare la migliore strategia per eseguire gli interventi necessari ad evitare la rovina totale dell'opera e qualunque danno ai cittadini», racconta lo scultore con l'amarezza che permea ogni parola. «Come è chiaro - continua Mario Ceroli - le risposte sono state a dir poco inadeguate. Nulla è stato fatto». E lo spettacolo oggi è impietoso.
Il meteorite rosso rame di 35 tonnellate di legno di pino di Russia, alto quasi diciassette metri, sopravvive a stento, oltre la sciatta recinzione di cantiere in plastica. L'assenza di manutenzione ne ha inflaccidito il legno, mentre intorno accoglie rifiuti misti a erba infestante. Una grande bruttezza che rischia di trasformarsi anche in un pericolo pubblico. Eppure l'opera fu creata e donata da Mario Ceroli, scultore che ha scritto la storia dell'arte italiana dal secondo dopoguerra, protagonista portentoso delle neo-avanguardie e della moderna cultura innescata dalla Pop Art. Recintata da anni, pericolante (arpionata al suolo oggi da brutti tiranti), così muore Goal. «Non credo che questo sia un atteggiamento accettabile nei confronti di nessun bene comune - incalza Mario Ceroli - e ogni opera d'arte per definizione dovrebbe essere tutelata per garantirne il godimento da parte della comunità». È un fiume in piena, Mario Ceroli, lui che vanta opere nelle collezioni dei principali musei contemporanei di Roma e d'Italia, e che recentemente ha visto entrare le sue opere a far parte del nuovo progetto espositivo del Palazzo del Quirinale curato da Cristina Mazzantini.

I SENTIMENTI
«È facile immaginare che riguardo questa vicenda io abbia provato sentimenti anche di indignazione - commenta Ceroli - ma più di tutto prevale il dolore di assistere alla esibizione di così tanta maleducazione nei confronti di ciò che andrebbe preservato, accudito, valorizzato». Per Mario Ceroli «si sta perdendo il senso dell'urgenza della cura di ciò che è bello. Il degrado della città ha mille facce. Una di queste è l'abbandono della cura della bellezza, dell'arte, l'immobilità dell'amministrazione pubblica di fronte all'indifferenza verso lo stato di rovina che dilaga e l'assenza totale di cura nei confronti dell'arte che è uno strumento così vitale di educazione per tutti». «Non smetto di credere - conclude Mario Ceroli - che qualcuno con più attenzione e più sensibilità sappia rimediare a questa generalizzata desolazione, e che anche Goal venga sottratta al deterioramento finale». La speranza è che queste parole non si perdano «come lacrime nella pioggia».

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