Roma, San Raffaele: 99 contagiati e 5 morti. «Il focolaio era attivo da un mese»

Roma, San Raffaele: 99 infettati e 5 morti. «Il focolaio era attivo da un mese»
di Michela Allegri e Lorenzo De Cicco
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Sabato 13 Giugno 2020, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 16:19

Cinque morti, 104 contagiati. E il sospetto che il virus dentro all'Irccs San Raffaele Pisana di Roma circolasse da oltre un mese. Tanto che la Regione Lazio, da ieri, ha iniziato a richiamare per i tamponi Covid anche i pazienti dimessi dal primo maggio in poi. Fino ad ora non si era andati a ritroso oltre il 18 maggio.

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Ma lo spettro dei contagi si allarga di continuo, tampone dopo tampone, con la preoccupazione che monta per il garbuglio degli esami; tamponi negativi, segnale in teoria di scampato pericolo, che invece nell'arco di tre-quattro giorni, ripetuti, si trasformano in positivi al coronavirus. E moltiplicano il bilancio dei pazienti infetti. Il focolaio del San Raffaele «ci sta fortemente impegnando», ammette l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, preoccupato per l'esplosione di questo cluster ora che la curva dei contagi si era appiattita da settimane. Peraltro focolai simili si erano verificati (e poi contenuti) in altre strutture dello stesso gruppo, per esempio a Rocca di Papa. «L'attenzione - dice D'Amato - resta altissima».

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Oltre ai medici del Seresmi, i detective del virus che si occupano dell'indagine epidemiologica per capire dove e come si è propagato il morbo, anche la Procura si muove. Ed è pronta ad aprire un fascicolo. I Nas dei Carabinieri, su mandato dell'aggiunto Nunzia D'Elia, hanno già ispezionato l'Asl Roma 3, chiedendo cartelle, accessi, certificati di dimissioni, visite. Controlli che puntano a verificare se siano state osservate tutte le norme anti-contagio, i protocolli in ingresso e in uscita, in particolare per quanto riguarda test e tamponi. A breve un'ispezione all'interno dell'istituto, isolato da quasi dieci giorni, una zona rossa. Anche la Regione indaga per capire se ci siano state falle su mascherine, distanze e percorsi separati fra pazienti. L'istituto, noto nel panorama della riabilitazione neuromotoria, assicura di avere rispettato tutti i protocolli.

Una cosa è certa, il bilancio dei decessi si è aggravato ancora: 5 morti, gli ultimi due in 24 ore. Una donna di 89 anni proveniente dal San Raffaele e deceduta al Gemelli, dove era stata portata d'urgenza appena saputo della positività al Covid, e una donna di 82 anni, trasportata invece all'ospedale del Celio. L'indagine epidemiologica proverà a riavvolgere il nastro fino al primo maggio, sono stati chiamati i primi 200 pazienti dimessi dalla struttura per gli esami. I positivi sono stati tutti trasferiti. Dentro all'Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) restano solo degenti negativi al tampone. In teoria. Perché nonostante quasi 5mila analisi effettuate in una settimana, alcuni esami negativi, replicati, sono diventati positivi a distanza di 4-5 giorni. Il double-check, in genere poco più che una formalità, stavolta ha mostrato un esito spiazzante. Dei 22 nuovi casi riferiti al focolaio, ha spiegato ieri la Regione, «16 derivano dai tamponi di controllo effettuati su 2 operatori e 14 pazienti negativi ai primi tamponi».

IL FISIOTERAPISTA
Nel frattempo si continua a cercare l'origine di un contagio che si è allargato ad altre province del Lazio, da Rieti a Latina, ha raggiunto un reparto del policlinico Umberto I. Ora la data X è il primo maggio. Tra le ipotesi al vaglio della Regione, c'è quella di un asintomatico esterno che potrebbe avere portato il virus nella struttura inconsapevolmente, forse un sanitario. Un fisioterapista era risultato positivo il 3 maggio. Ma dall'Irccs spiegano che era tornato al lavoro dopo due tamponi negativi. C'è la possibilità che sia arrivato un paziente da un altro ospedale già infetto? Improbabile, per gli esperti regionali: i malati trasferiti per la riabilitazione effettuano prima il tampone, che deve risultare negativo.

 

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