«E noi riapriamo, non sappiamo fare altro: è questa la nostra vita, i clienti ci aspettano». Oggi in via Mario de' Fiori torna a sfornare prelibatezze lo storico ristorante “Al 34”. Lo scorso 18 giugno, appena usciti dal lockdown e dopo un profondo restauro, il ristorante venne distrutto dalle fiamme causate da un corto circuito.
«Avevamo fatto una profonda opera di restauro della parte tecnologica, riaperto per 15 giorni e poi chiuso per il lockdown - ricorda il titolare Nicola Casalini - eravamo andati avanti un pochino con il delivery, portavamo piatti ai clienti che ce lo chiedevano, poi con la riapertura bene o male per un mesetto abbiamo lavorato anche se la normalità era una chimera. Timidamente però tornava la clientela italiana, il nostro è un menù completo da ristorante, un'attività avviata dai nostri genitori, con 25/27 persone che turnano. Chiudevamo alle 23, il centro ci porta comunque numero di clientela pomeridiana dagli uffici. Quel giorno maledetto ero stato qui al locale con la nostra ragioniera, verso le 17,10 aspettavo un nipote che prendesse il mio posto ma era in ritardo, ho chiuso normalmente per fare dei giri quando dopo un quarto d'ora mia sorella che abita al quarto pianodello stesso stabile mi chiama dicendo che stava uscendo fumo nero dal ristorante».
«Il corridoio era tutto annerito, tutto quanto avevamo messo con amore nel ristorante distrutto.
No panic, «dimostriamo il meglio, siamo un ristorante familiare, ci sono i miei nipoti, la nonna, questo è il nostro lavoro, la nostra attività e questo sappiamo fare. Portate corni e peperoncini ho detto agli amici. Mai avuto il pensiero di chiudere, questa è casamia, è come un figlio che dovevamo medicare difendere, come un parente che sta male e che mi da anche da mangiare. Insomma dovevo metterlo a posto. Non potevo lasciarlo così, sono cresciuto qui. Una sfida ma confido sulla nostra clientela affezionata, certo mancano i turisti. Noi intanto apriamo, poi vediamo, certo non si lavorerà troppo finché posso il personale lo mantengo, vediamo che succede. L'importante è ricominciare a lavorare, ci stanno chiamanado per sapere quando riapriamo fa tempo, è arrivato il momento. Ho tanta voglia di iniziare perché è quello che so fare: basta muratori, ci tengo a tornare alla normalita, alle amicizie. Questo è un lavoro piacevole, quello del ristoratore».
Il menù spazia nella tradizione con «porzioni solide, dagli strascinati alla gricia con salsa al tartufo alle ottime linguine ai frutti di mare, dall'abbacchio al forno al maialino. Ogni anno faccio un corsi di cucina, dalla pasta fresca all'essiccazione, utilizzo i prodotti migliori, puntando a un mix di rustico e raffinato. Mi piace fare da supporto al cuoco, è una grande passione, mi piaceva stare in cucina già da bambino, mio padre mi diceva: vai in sala... Il covid? Non ci fa paura, i problemi ci saranno ma se ti comporti bene un pochino lavori. Perché non dovremmo lavorare anche noi? Natale? Ci hanno chiesto informazioni. Gli anni passati eravamo pieni già due mesi prima, le stesse famiglie che venivano la domenica prenotavano un tavolo... e per Capodanno era tutto occupato un mese prima... la nostra clientela l'abbiamo. E' tempo di tornare ai fornelli».