Roma, il furto di un telefonino dietro la rissa al Pincio con 400 ragazzi

Roma, il furto di un telefonino dietro la rissa al Pincio con 400 ragazzi
di Flaminia Savelli e Giuseppe Scarpa
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Dicembre 2020, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 11:29

Tutto per uno smartphone. La maxirissa al Pincio di sabato 5 dicembre è solo il secondo round di un'altra lite scoppiata in un centro commerciale a Cinecittà il 21 novembre. Il motivo di tutta questa violenza? Il furto di un cellulare. Nella zuffa che ne consegue sono stati trascinati anche gli zii della principale vittima di questa storia, il minorenne (come tutti i protagonisti della vicenda) di origine egiziana che sarà poi selvaggiamente picchiato il primo fine settimana di dicembre nella terrazza panoramica che si affaccia sulla centralissima Piazza del Popolo. A queste conclusioni è arrivata la procura minorile, grazie all'indagine meticolosa dei carabinieri, che ha già chiuso l'inchiesta. Il 415 bis, l'atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, è stato notificato ieri agli avvocati dei 4 responsabili delle diverse risse. I reati contestati vanno dalle lesioni personali aggravate in concorso fino alle percosse.

Roma, rissa al Pincio, 4 ragazzi a rischio processo: fu una vendetta per un'altra lite in cui picchiarono anche un genitore


LO SCONTRO
La scintilla che farà divampare l'incendio del Pincio, con centinaia di ragazzi coinvolti in una generale rissa, è generata dal furto di uno smartphone e va in scena in un centro commerciale il 21 novembre. Nella discussione intervengono anche gli zii di quello che sarà la vittima della rissa di sabato 5 dicembre.
Ebbene i due adulti si fanno avanti per placare gli animi ma due fratelli, antagonisti del nipote, reagiscono con violenza. Li aggrediscono con il casco e li mandano in ospedale: allo zio fratturano lo zigomo mentre alla zia le causano un trauma cranico.
Dopo questa aggressione si verifica appunto la seconda, quella del Pincio.
Uno dei due fratelli già protagonista del pestaggio ai due adulti, riconosce il minorenne egiziano e gli sferra calci e pugni spalleggiato da un amico.

Al giovane nordafricano viene fratturato il naso. Infine dalla carte della procura emerge un ulteriore scontro, secondario, estraneo a tutta la vicenda principale. Tanto che l'avvocato che difende il minorenne coinvolto in quest'ultimo episodio, il penalista Alessandro Marcucci, spiega che la «posizione del mio assistito verrà chiarita quanto prima di fronte gli inquirenti»

Video


IL PRECEDENTE
Vecchi rancori, antipatie tra due compagnie di ragazzini di quartiere. Poi un telefonino sparito, le minacce e quindi la miccia che si accende. Prima nel piazzale di un centro commerciale di Cinecittà e ancora, il 5 dicembre, durante la maxi rissa scoppiata sulla terrazza del Pincio. Sono questi i tasselli del mosaico raccolti dagli investigatori attraverso i racconti dei giovanissimi coinvolti e i video rimbalzati di chat in chat. Una lunga catena di eventi dunque, che inizia il pomeriggio del 21 novembre. Quando due dei protagonisti di questa intricata vicenda, si danno appuntamento in un centro commerciale di Cinecittà. Un appuntamento fissato per chiarire la sparizione di un cellulare. La vittima del furto è un 14enne di origini egiziane da settimane preso di mira da alcuni coetanei. Tanto da raccontare tutto alla famiglia che lo accompagna quel pomeriggio. L'altro è sospettato di sapere chi ha rubato il cellulare. Da giorni riceve minacce audio su Whatsapp: «Stai attento, non ti faccio più uscire di casa», dice la voce registrata. Ecco perché, alla vista degli adulti si spaventa e chiama in soccorso il fratello maggiore, 17enne con precedenti. In una manciata di minuti, dalle parole passano alle mani.


LE MINACCE
Una lite furiosa che finisce con due feriti- gli zii della vittima del furto- e le prime denunce.
Con una questione, quella del cellulare sparito, da risolvere. «Sono certo che mio figlio non ha bullizzato il ragazzo a cui è stato rubato il telefono. È rimasto coinvolto, ma sono sicuro che non ha mai infierito sull'altro ragazzo. E lo so perché lui per primo, quando era più piccolo, veniva deriso» dice il padre dei due fratelli ora indagati per lesioni e percosse. Difficile credere che tra i due gravi episodi non ci sia alcun nesso. Eppure, anche secondo quanto accertato fin qui dai carabinieri, i gruppi solo per caso si sarebbero incontrati sulla terrazza del Pincio. I ragazzi infatti avrebbero raccolto l'invito che in quei giorni infuocava i social. Un appuntamento a cui hanno partecipato almeno 400 giovanissimi. Reclutati via Telegram e Instagram per assistere a una rissa. Non appena si sono riconosciuti in mezzo alla folla di partecipanti, la miccia si è riaccesa. E la situazione è precipitata: «Non credevo sarebbe successo tutto questo casino» replica il 14enne. Il padre, un operatore della sicurezza a cui la scorsa settimana era stata anche ritirata l'arma, è frastornato: «La vicenda è già in mano ai legali e gli investigatori hanno gli elementi necessari per ricostruire il quadro» dice poche ore dopo la consegna delle notifiche. E che per la maxi rissa al Pincio, aveva già difeso il figlio più piccolo: «Prima del Covid F. non l'aveva neanche mai vista la strada, si allenava con i suoi compagni di squadra di pallanuoto per quattro volte a settimana. Il weekend era in vasca per le gare. E noi, i genitori, sugli spalti a fare il tifo. Lo dico per far capire che è seguito. Adesso voglio comprendere cosa è accaduto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA