Effetto caos rifiuti: persi 180 milioni di Tari non pagata

Effetto caos rifiuti: persi 180 milioni di Tari non pagata
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 26 Agosto 2019, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 08:33


Il flop della riscossione della Tari a Roma è annotato in un rapporto spedito in Campidoglio a giugno, proprio mentre la crisi dell'immondizia raggiungeva il picco, con le strade invase dai sacchetti e i marciapiedi impraticabili per le pile di pattume. Nel dossier riservato, messo a punto dalla partecipata Aequa Roma (una sorta di Equitalia comunale), c'è scritto che solo il 6% degli importi contestati dal 2018 in poi è stato effettivamente incassato. Tutto il resto no. Non si tratta di spiccioli, ma di avvisi da oltre 180 milioni di euro spediti ma non incamerati. Un tesoretto fantasma, che sarebbe utilissimo all'Ama per provare a rimettere in sesto il servizio colabrodo, quello che genera disagi e proteste, comprese proprio quelle sulla Tari. Perché per ottenere risultati migliori sul fronte degli incassi, la risposta da dare a monte dovrebbe essere un servizio pienamente efficiente, che cancelli quella che oggi è una piaga Capitale.

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I DISAGI
Il «rapporto di monitoraggio» di Aequa Roma tiene conto dei risultati del 2018 e dei primi 5 mesi del 2019; insomma è aggiornato alla fine di maggio, appena prima che la crisi ciclica che si trascina da anni esplodesse definitivamente, sfociando nella vera e propria emergenza che la città ha vissuto a giugno e a luglio. Nonostante i disagi non avessero ancora raggiunto l'apice, quindi, la riscossione della tassa sui rifiuti mostrava già abbondantemente la corda. Con numeri impietosi: nell'ultimo anno e mezzo sono stati contestati 189.824.758 euro agli utenti - tra cittadini esasperati ma anche evasori mai rintracciati - eppure la società comunale è riuscita ad incassare poco più di 9 milioni.

GLI AVVISI
Nel dettaglio: nel 2018 Aequa Roma ha sfornato avvisi per intimare il pagamento di 170.666.674 euro, ma la quota riscossa è stata del 7%, vale a dire 8.994.625 euro. Nei primi mesi di quest'anno, sono stati spediti 2.490 avvisi per 19.158.085 euro, ma l'incasso è stato di appena 201.014 euro. La media, tra 2018 e inizio 2019, è appunto del «6%», come si legge nel dossier inviato all'assessore al Bilancio del Campidoglio, Gianni Lemmetti. Il quale, tramite gli uffici, ha già chiesto diversi chiarimenti alla partecipata che si occupa dei controlli. L'obiettivo è accelerare sulla riscossione, non solo per quanto riguarda la Tari ma anche per altre voci, come Imu, Ici, Tasi, canoni di occupazione degli spazi pubblici. Su altri versanti, va detto, il Comune riesce a ottenere risultati migliori. Per esempio sulla tassa di soggiorno, anche grazie ai controlli della Polizia locale: nel 2018 l'amministrazione è arrivata a incassare 112 milioni di euro, mentre fino a otto-nove anni fa non si andava molto oltre i 50 milioni.

CAUSE E RIMBORSI
Sulla Tari, a quanto pare, i risultati sono diversi. C'è anche chi, dopo i disservizi marcati degli ultimi anni, ha iniziato una battaglia legale per ottenere dall'Ama un rimborso sui cedolini già liquidati o chiedendo una decurtazione di quelli da pagare, per compensare i disagi. La società dei rifiuti finora ha sempre risposto picche: niente rimborsi, niente sconti, addirittura la responsabilità dei disservizi sarebbe causata a volte dal «non corretto conferimento dei rifiuti da parte dell'utenza». Insomma, colpa dei romani. Certo è che con quei 180 milioni non versati si potrebbe fare molto, per migliorare il servizio: «Si potrebbe rinnovare il parco mezzi dell'Ama, oggi falcidiato dai guasti - spiega Natale Di Cola della Cgil - ma anche pagare i debiti e investire sugli impianti».

 

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