Rifiuti inviati in altre regioni, Roma quella che esporta di più

Rifiuti inviati in altre regioni, Roma quella che esporta di più
di Stefania Piras
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Domenica 19 Gennaio 2020, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 10:01

Monnezza made in Roma. Tanta, troppa. Immaginate 162 tir da 24 tonnellate ciascuno che ogni giorno partono da Roma e bussano alla porta di chi ha impianti per smaltire i rifiuti. Un carico, ripetiamo giornaliero, da 3888 tonnellate di rifiuti che arrivano soprattutto da Roma visto che il 77% della spazzatura regionale proviene dalla Capitale. Quanto costa questa processione trash? Tanto: 383 euro di Tari ogni anno a carico di una famiglia tipo di tre persone che abita in una casa da 108 metri quadri. Non avere impianti di smaltimento costa caro ed è pericoloso: è dell'altro ieri la relazione semestrale della Direzione investigativa Antimafia che spiega come la criminalità nel Lazio tenda ad emergere soprattutto nella fase dello smaltimento dei rifiuti con imprese di dimensioni medio grandi che, dopo avere acquisito ingenti quantità di rifiuti, li avviano allo smaltimento senza sottoporli al necessario, preventivo trattamento.

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LA PALMA NERA
I poco meno di 60 mila tir che fanno avanti e indietro ogni anno e i quasi quattrocento euro da sborsare all'anno sono immagini che rendono bene l'idea di un ciclo dei rifiuti tutt'altro che circolare, tutt'altro che chiuso. E il Lazio vince la palma nera di questa vergogna della non autosufficienza nella gestione dei rifiuti. Dall'indagine del Laboratorio  per i servizi pubblici locali di REF Ricerche condotta da Donato Berardi emerge la mappa sull'incapacità di trattamento e smaltimento dei rifiuti delle regioni italiane e il Lazio è in testa alla classifica dei territori non autosufficienti con i suoi 162 tir carichi di resti di pasti, cibo andato a male, plastica, cocci di vetro, lattine sporche che ogni giorno non trovano un luogo dove essere smaltiti in sicurezza e devono migrare. Il Lazio fa peggio della Campania che nonostante il termovalorizzatore di Acerra comunque deve smaltire altrove 142 tir di immondizia tutti i giorni. Al terzo posto la Sicilia con 78 tir. Beffa: le Marche sono al dodicesimo e ultimo posto ed è tra le regioni  che accolgono i rifiuti romani.  In tutto sono più di 200 mila i tir necessari ogni anno a trasportare i 4,9 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti dalle 14 regioni che non hanno abbastanza impianti e perciò li destinano alle discariche o ai termovalorizzatori situati in altre regioni o all'estero. E pagano a caro prezzo questo deficit di impianti. «Avere consapevolezza dei reali fabbisogni di smaltimento e recupero dei rifiuti di un territorio permetterebbe di calmierare i prezzi del mercato dello smaltimento e di fare fronte a situazioni di emergenza», sottolinea Berardi.

LE BOLLETTE
Veneto, Friuli e, soprattutto Trentino nascondono ai cittadini-contribuenti il costo della loro inefficienza grazie alle bollette basse derivanti dal fatto che la Lombardia e i paesi esteri, oltre cui portare i rifiuti di troppo, sono vicini. Tutti insieme i territori che non riescono a far da sé mettono in strada 550 tir al giorno. Se messi in fila, formerebbero una colonna lunga 3.300 km, quasi la distanza tra Reggio Calabria e Mosca. Choc. E in tempi di ordinanze anti smog è un dato da non trascurare. Ovvero quanto CO2  si produce a Roma mettendo in circolo 162 tir ogni giorno, carichi di rifiuti? Sicuramente più delle emissioni di un termovalorizzatore. E a Roma lo sanno. Nell'ultimo piano industriale Ama si dice che gli scenari in cui è previsto l'aiuto di un inceneritore «comportano una notevole riduzione dei trasporti di rifiuti fuori comune e si osserva che all'aumentare dell'impiantistica si ha una chiara tendenza alla diminuzione delle emissioni». Si dice ma non si fa. E mentre si fanno le analisi e le centraline segnano l' allarme Pm10, la fila di 162 tir è già in marcia. 

 

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