Non ci sono ancora tappeti di sacchetti lasciati sui marciapiedi come alla fine dello scorso anno, ma in molti quartieri della Capitale Ama inizia a fare non poca fatica a svuotare i cassonetti. Che restano pieni anche per più di 24 ore e costringono i cittadini a buttare dove capita la loro immondizia. In questi giorni, dopo la chiusura della discarica di Albano Laziale, il sistema dei rifiuti romano registra le prime difficoltà, i primi ritardi, nella raccolta dei materiali. E a soffrire sono già adesso i Municipi che storicamente scontano la maggiore densità abitativa, un numero più basso di utenti raggiunti dal porta a porta e uno più alto di secchioni, oltre alla distanza dagli impianti di trattamento, Tmb e trasferenze in testa: parliamo del III, del IV, del XIII e del XIV. Non mancano gli sforzi della municipalizzata e di Comune e Regione, che stanno cercando nuovi sbocchi in tutt’Italia. Ma senza una soluzione strutturale, cioè finché non sarà a disposizione una nuova discarica nel territorio di Roma o nella sua provincia, la Città eterna rischierà di tornare presto in emergenza.
Rifiuti a Roma, no dalla Campania: 300 tonnellate da smaltire
PIÙ CAMION
Ama sta provando a rafforzare i giri, aumentando i camion, nelle zone dove è maggiore la produzione di rifiuti.
In via Calderon de La Barca spiegano che al momento si deve parlare di ritardi nella raccolta, con i cassonetti pieni a macchia di leopardo in alcune vie dei Municipi che storicamente pagano di più le debolezze logistiche del ciclo dei rifiuti.
FUTURO
Ma senza nuove discariche si potrebbero registrare rallentamenti nel ritiro anche in altri quartieri delle zone orientale e settentrionale di Roma come Centocelle più a Sud o Ottavia e il Gianicolense, guardando più verso Nord. Senza contare che con la fine dello smart working e l’arrivo nelle prossime settimane dei turisti aumenterà a Roma anche la produzione dei rifiuti. Con il risultato che i cumuli di rifiuti potrebbero registrarsi anche nelle aree più centrali.