Rifiuti a Roma, la Regione: serve la Protezione civile per pulire le strade

Rifiuti a Roma, la Regione: serve la Protezione civile per pulire le strade
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 27 Giugno 2021, 23:03 - Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 00:54

«Il livello di degrado che Roma è costretta a vivere è indecente. Servono forze straordinarie per svolgere un compito ordinario come pulire le strade. Compito che l’Ama non sembra in grado di assolvere». Massimiliano Valeriani, l’assessore al Ciclo dei rifiuti della Regione, stamattina alle 12 parteciperà al vertice in Prefettura sulla crisi dell’immondizia. La Pisana metterà a disposizione la Protezione civile per rimuovere i cumuli di spazzatura che lievitano agli angoli delle vie, accanto ai secchioni stracolmi. «Il livello ormai è insostenibile. Se stiamo valutando il ricorso alla Protezione civile è perché oltre alla questione strategica degli impianti che servono alla città - prosegue Valeriani - c’è un tema di gestione della raccolta fallimentare. A fronte di una Tari tra le più alte d’Italia, il servizio è disastroso».

L’altra mossa che la giunta Zingaretti sta vagliando in queste ore è una proroga all’ordinanza che fino al 30 giugno permette alla Capitale di smaltire l’immondizia nelle discariche di Viterbo e Civitavecchia.

Dal 1° luglio in teoria dovrebbe partire il maxi-accordo per conferire i rifiuti in 5 regioni (Abruzzo, Marche, Puglia, Friuli e Lombardia), ma all’Ama sono già arrivate alcune lettere in cui gli impianti appena assoldati prendono tempo. Risultato: non c’è la possibilità di partire a pieno ritmo con tutti e 5 gli sbocchi. Ecco perché per almeno una settimana, riprende l’assessore regionale ai Rifiuti, «stiamo valutando una mini-proroga». Ma non si potrà andare oltre le prime due settimane di luglio. Se gli invasi di Viterbo e Civitavecchia accogliessero l’immondizia romana a ciclo continuo, da qui a fine anno sarebbero esauriti. Tocca trovare alternative. Il problema è che le opzioni sul tavolo sono ridotte, anche perché maggio e giugno sono i mesi in cui molti impianti effettuano le manutenzioni.

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Da Malagrotta non arrivano buone notizie. La società EGiovi, che gestisce i due impianti Tmb (trattamento meccanico-biologico), ha scritto all’Ama per far sapere che una discarica a cui avrebbe dovuto spedire 5mila tonnellate extra non potrà riceverne più di 700. Il 15% di quanto pattuito. Ecco perché, scrive l’amministratore giudiziario di Malagrotta, Luigi Palumbo, «nonostante da parte nostra vi sia costantemente il massimo impegno, non siamo in grado di garantire la completa operatività per il 1° luglio e prevediamo che vi sarà necessità di ridurre di circa il 25% gli ingressi» dei camion. Sono proprio i vertici dei Tmb a chiedere alla Regione di prorogare l’ordinanza. Altrimenti tra pochi giorni non saprebbero più dove inviare gli scarti appena trattati. 

Gli impianti 

Nel medio periodo, la prospettiva è il commissariamento del Comune per la gestione dei rifiuti. Tra un mese, il 30 luglio, scade la delibera della Regione che chiede al Campidoglio di indicare un sito per lo smaltimento dell’immondizia prodotta a Roma. «La Capitale deve chiudere il ciclo dei rifiuti nel suo territorio, come accade per tutte le grandi città italiane», riprende l’assessore regionale Valeriani. Il Comune non la pensa così: l’assessora di Raggi, Katia Ziantoni, è convinta che dentro il perimetro cittadino non ci siano zone adatte a una discarica o a un inceneritore. «Noi sosteniamo che si debba guardare alla provincia», ha spiegato. Insomma, all’hinterland. La Città metropolitana che fa? Per il momento traccheggia. E ha detto al Ministero della Transizione ecologica che presenterà la mappa aggiornata delle aree idonee agli impianti al vertice del prossimo 7 luglio. Fra 10 giorni.

 

La crisi

Nel frattempo tutti i quadranti della città sono ormai in sofferenza. Ama ha mandato in strada le gru a “cassa-ragno” per rimuovere i cumuli più esorbitanti. Ma ha solo 2 macchinari. Altri dovrebbero essere presi a nolo per moltiplicare lo sforzo. L’ultima tegola che si abbatte sul disastro della raccolta è la carenza di personale, anche se l’Ama in teoria ha oltre 7mila dipendenti. Ma tra i festivi, dove i turni sono dimezzati, e lo sciopero di mercoledì, si lavora a ranghi ridottissimi. Ecco perché potrebbero servire gli uomini della Protezione civile.
 

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